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Read The Shadow-Line (2003)

The Shadow-Line (2003)

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3.75 of 5 Votes: 2
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ISBN
0192801708 (ISBN13: 9780192801708)
Language
English
Publisher
oxford university press, usa

The Shadow-Line (2003) - Plot & Excerpts

Ah, the satisfaction of the short novel. Clocking in 132 pages, I was able to move swiftly through The Shadow-Line, which gave the narrative something of the sense of a deep inhale.Among the overused tropes in book reviews--from 'Dickensian' to 'limn' to 'poignant'--count in the phrase 'deceptively simple.' And yet, much to my personal consternation, that's the phrase I want to pull here about Conrad's book. Because, dammit, it is deceptively simple.In first-person retrospective prose marked by a relative few adjectives and adverbs, Conrad follows an unnamed narrator who, quite suddenly, wins the command of his first ship. In a 21-day trip at sea, this young captain is trapped on motionless water with a malaria-wracked crew when he discovers that the quinine needed to save their lives has disappeared and intentionally concealed. What's more, his first mate is convinced that the ship's previous captain--a man who'd gone mad and nearly steered the ship to its death--is cursing them; the first mate is determined to meet the man's ghost in a war. "The intense loneliness of the sea acted like poison on my brain. When I turned my eyes to the ship, I had a morbid vision of her as a floating grave. Who hasn't heard of ships found drifting, haphazard, with their crews all dead? I loked at the seaman at the helm, I had an impulse to speak to him, and, indeed, his face took on an expectant cast as if he had guessed my intention. But in the end I went below, thinking I would be alone with the greatness of my trouble for a little while. But through his open door Mr. Burns saw me come down, and addressed me grumpily: 'Well, sir?' "I went in. 'It isn't well at all,' I said."And yet, this intense little tale that edges around the supernatural is very much of this world. Conrad is explicit about the matter in an author's note that appears as an afterward in my Vintage Classics edition: "The world of the living contains enough marvels and mysteries as it is--marvels and mysteries acting upon our emotions and intelligence in ways so inexplicable that it would almost justify the conception of life as an enchanted state. No, I am too firm in my consciousness of the marvelous to be ever fascinated by the mere supernatural, which (take it any way you like) is but a manufactured article, the fabrication of minds insensitive to the intimate delicacies of our relation to the dead and to the living, in their countless multitudes; a desecration of our tenderest memories; an outrage on our dignity."And indeed, for a novel so fixated on its physical environment of the sea, of the breathless air that maddeningly holds the ship still, of the fevers that break the bodies of the crew and the sleeplessness of the pacing narrator, Conrad seamlessly leaps into the intangible twists of psychology. At first, the text seems to quietly observe the unrested minds of, first, the steward at the officer's house and the two oddball guests, and then the first mate, Mr. Burns. But without grandly transitioning, the text--that is, the narrator--begins to play into it, to participate in the making of psychological ghosts.And he brings us readers along with him. Amazingly, Conrad serves up a surprise that I wouldn't have imagined could work in a close first-person narrative. It's something worthy of more attention: how did he pull it off? And while we're at it, how did Conrad build suspense and profluence in a landscape of profound motionlesseness, where, quite explicitly, nothing was happening? "The immobility of all things was perfect. If the air had turned black, the sea, for all I knew, might have turned solid. It was no good looking in any direction, watching for any sign, speculating upon the nearness of the moment. When the time came the blackness would overwhelm silently the bit of starlight falling upon the ship, and the end of all things would come without a sigh, stir, or murmur of any kind, and all our hearts would cease to beat like run-down clocks."

Ognuno di noi l'ha scortaLa linea d'ombra è, con Cuore di tenebra, il più noto e il più acclamato romanzo di Conrad.Si tratta in effetti di un testo che in poco più di 120 pagine (in questa edizione) presenta una varietà ed una stratificazione tematica straordinarie. A partire dal titolo, scelto non a caso da Conrad dopo avere scartato l'iniziale Primo comando, sono molti gli interrogativi che ci pone questo libro.Cosa è la Linea d'ombra? La risposta immediata, ma non la più scontata, ce la dà lo stesso Conrad nella prima pagina del libro: la linea d'ombra è quel momento nella vita in cui ci si pongono i primi interrogativi, si avvertono le prime insoddisfazioni esistenziali, non si è più certi riguardo alla strada da seguire, forse perché per la prima volta davanti a noi si trovano strade diverse. Conrad ci dice subito, quindi, che il suo romanzo è una metafora della vita, ovvero di un particolare periodo della nostra vita.Il contesto scelto per raccontarci l'avventura esistenziale di un giovane che si trova davanti alle prime scelte vere da compiere è quello marinaresco ed esotico che tanto gli sono cari. Quel giovane, che narra in prima persona, è lui, o meglio è Conrad alcuni decenni prima, quando ebbe il primo (e unico) comando di una nave. Quel giovane, però, siamo anche tutti noi, quando con tanto entusiasmo ci siamo buttati nella vita, con la voglia di cambiare il mondo, e ci siamo accorti dopo poco che non ce l'avremmo fatta, che troppi erano i condizionamenti, che per andare avanti occorreva scendere a compromessi ed adeguarsi.Il giovane capitano assume il comando della nave con una forza ed una convinzione assoluti, lasciandosi subito alle spalle le paure dettate dall'inesperienza: vedendola per la prima volta, eleva un vero e proprio inno d'amore alla sua nave, la descrive come una donna, come fosse la donna di cui è innamorato. E' il suo momento magico, quello che di fatto attendeva dopo avere abbandonato senza ragione il precedente anonimo imbarco.Subito, però, si rende conto che quella nave non è sua: sedendosi nella poltrona della sua cabina si rende conto che lì si sono seduti molti altri capitani prima di lui: la nave, l'equipaggio con cui dovrà affrontare il mare sono il risultato di quella storia. Emblematico in questo senso l'atteggiamento del primo ufficiale Burns, che crede fermamente in una sorta di maledizione lanciata alla nave dal defunto precedente capitano, il che di fatto ne farà un avversario passivo del giovane capitano. Tutto infatti andrà male sin dall'inizio, e di fatto il capitano non riuscirà a far navigare la nave. La bonaccia, le febbri che colpiscono l'equipaggio ed anche alcuni errori d'inesperienza del capitano rendono la situazione disperata. Solo un marinaio, Ransome, ancorché malato di cuore, asseconda il capitano nei suoi sforzi per uscire dallo stallo in cui è piombata la nave.Riusciranno ad entrare in un porto vicino, ma non a solcare l'oceano. Tuttavia, la dura esperienza ha cambiato il giovane, che ora si sente vecchio, anche se pronto a riprendere il mare. Probabilmente lo spirito con cui lo riprenderà sarà completamente diverso rispetto alla prima volta.Mi sembra utile sottolineare come l'oceano, il microcosmo sociale rappresentato dall'equipaggio, l'attenzione al ruolo simbolico del capitano accomunino due romanzi così diversi come mole ma così simili quanto a spunti di riflessione esistenziale: questo La linea d'ombra e Moby Dick di Melville. Credo che questo sostrato simbolico comune derivi, oltre che dalle storie personali dei due autori, dal fatto che il mare, elemento primigenio da cui veniamo tutti, è l'unico luogo dove l'orizzonte è sempre sgombro, l'unico luogo dove è possibile scorgere in lontananza la nostra linea d'ombra e il soffio dei nostri mostri interiori.

What do You think about The Shadow-Line (2003)?

Un libro da me letto senza nessuna aspettativa particolare e che non mi ha colpito sotto nessun aspetto, se non per certi dettagli di introspezione inseriti qua e là all'interno della narrazione.Un racconto lungo che ruota attorno a personaggi a cui non sono riuscita ad affezionarmi o che comunque non mi hanno generato nessuna sensazione particolare: non mi sono sentita connessa ad essi per nessun motivo, vuoi per l'enorme distanza che mi separava da qualsiasi marinaio, vuoi perché nessuno è caratterizzato abbastanza per provare una vera pena o un qualche coinvolgimento rispetto alle sue vicende. Ho letto questo libro in poco tempo, ma non posso dire che, una volta chiuso, mi abbia lasciato qualcosa. La trama è semplice ed anche il nodo centrale, ovvero la situazione di stallo della nave, è affrontata banalmente, giusto con qualche guizzo di introspezione del capitano, ma nulla più. Ambientazioni scialbe, descrizioni o pesanti o assenti e sviluppo dell'azione spesso poco chiaro, personaggi poco interessanti ed una trama senza particolari colpi di scena o altro. Insomma, si è fatto leggere, ma nulla di più.
—NocturnalBlaze

I've always enjoyed Conrad's work and this book is no exception. The book conveys the oppressive atmosphere of the cursed ship and the trial by ordeal of the young captain in such an understated way that you feel drawn into the story. The image of the becalmed ship, helpless before the coming storm, hanging suspended in impenetrable darkness, each man utterly alone is striking. I found myself thinking of the Rime of the Ancient Mariner, only here it is the malice of another, not the act of the central character, that drives the story. The other, more recent work that this brought to mind was the highly original English Passengers by Matthew Kneale. Gripping.
—Liz Polding

Conrad è uno degli autori più citati dai media. Provate ad aprire un giornale ed a leggere un articolo nella pagina culturale, ecco probabilmente tra le righe di un articolo troverete un'immagine conradiana. Forse questo romanzo è quello meno inflazionato, Cuore di tenebra è molto più citato. Per questo motivo ho deciso di affrontare tale lettura e devo dire di essere stato attratto anche dal titolo. Mi chiedevo a cosa alludesse. Alla fine il romanzo è una sorta di riposta al titolo. Viene narrata la storia di un giovane marinaio che un bel giorno si stanca del suo lavoro. Molla tutto. Non ha più stimoli e il mondo intero lo annoia. Cade nell'oblio del presente e non riesce a volgere lo sguardo al futuro. Ma il futuro e l'occasione di una svolta esistenziale sono dietro l'angolo, in agguato. Riuscirà il protagonista a cogliere l'attimo? Lo scoprirete leggendo il libro. Che cos'è la zona d'ombra? Una specie di buco nero che inghiotte le facoltà razionali di un uomo rendendolo superficiale e apatico. Quando si esce dalla linea d'ombra - allusione alla I guerra mondiale - una persona comprende che "E così come prima ritenevi di valere più degli altri, ora pensi di valere molto meno". Insomma una presa di coscienza sul mondo. Consiglio la lettura.
—Paolo

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