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Chourmo (2006)

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4.05 of 5 Votes: 4
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ISBN
1933372176 (ISBN13: 9781933372174)
Language
English
Publisher
europa editions

Chourmo (2006) - Plot & Excerpts

Tutte le sfumature del blu, fino al nero.È già da qualche giorno che ho finito di leggere la Trilogia, ma preferisco continuare da qui, dal secondo capitolo, piuttosto che riunire i tre romanzi in un commento unico.Certo, mi piacerebbe sapere con certezza come è stata pensata, se già c'era in partenza un'idea di trama generale che racchiudesse tutte e tre le storie, una struttura che ne regolasse lo svolgimento, o se invece Izzo sia andato avanti di capitolo in capitolo senza lasciarsi incastrare da scelte preordinate, decidendo di seguire semplicemente il suo istinto.E certo è che, sia che si decida di leggerli separatamente - ma insomma sono solo tre, perché mai? -, che nel loro insieme e considerarli un unico romanzo, questa è a mio parere la parte più bella, il capitolo in cui tutti gli elementi concorrono all'equilibrio della storia senza che niente o nessuno riesca a prevaricare sul resto.Marsiglia continua ad attrarre come una sirena, è sfondo elemento scenico e protagonista allo stesso tempo, niente potrebbe essere se la storia di Fabio Montale non si svolgesse a Marsiglia; le sue strade, il suo porto, i suoi tramonti concorrono pagina dopo pagina a creare pathos, malinconia, angoscia, passione pura, così come il caso di natura personale dentro il quale l'ormai ex poliziotto Fabio Montale si trova catapultato sin dalle prime pagine: la ricerca del sedicenne Guitou.«Dal cielo al mare, era un'infinita varietà di blu. Per il turista, quello che viene dal nord, dall'est o dall'ovest, il blu è sempre blu.Solo dopo, quando ci si sofferma a guardare il cielo e il mare, ad accarezzare con gli occhi il paesaggio, se ne scoprono altre tonalità: il blu grigio, il blu notte e il blu mare, il blu scuro, il blu lavanda. O il blu melanzana, nelle sere di temporale. Il blu verde. Il blu rame del tramonto, prima del mistral. O quel blu così pallido, quasi bianco.»Ma, com'era già avvenuto in Casino Totale, il punto di partenza è solo il più piccolo degli ingranaggi, una strana storia di scatole cinesi in cui ci si accorge di essere passati dalla scatola più piccola alla scatola più grande quasi senza averne avuto, in precedenza, la percezione.E così dall'indagine per la scomparsa di un adolescente, ingenuo e innamorato, al misterioso omicidio di un assistente sociale, ex sacerdote e forse pedofilo, al coinvolgimento delle frange estremiste islamiche che si annidano nel tessuto sociale della città e che minacciano dall'interno la stabilità delle cités coinvolgendole in una guerra che nessuno comprende, il passo è breve. «Se hai cuore non puoi perdere niente, dovunque vai»Non c'è niente, nelle cités di Izzo, della poesia e dell'armonia della banlieue di Pennac, di quella Belleville parigina dove arabi ebrei e italiani convivono aiutandosi gli uni gli altri, perché queste cités assomigliano più a delle polveriere, a dei non luoghi dove tutto è pronto a esplodere da un momento all'altro, dove nessuno ha faccia o colore se non quello dei grigi casermoni in cui vive.«Fino a quando non si riuscirà a sbrogliare il filo bianco dal filo nero»Eppure, in mezzo a tutto questo, in queste pagine, c'è colore, c'è poesia, c'è struggimento, c'è dolore. Ci sono suoni, c'è musica, c'è passione, c'è vita. «Con lo stomaco contratto dal dolore, mi misi a singhiozzare piano. Ecco, pensai, le cose finiscono sempre così. Per mancanza di equilibrio. Perché così sono iniziate»E c'è amore, quello di Montale per le tante donne che hanno lasciato un segno nella sua vita, quello passionale di Guitou per Naima, quello materno di Gelou per la sua creatura, ma anche odio che distrugge, e lacrime, e morte.«Sei un tipo strano, Montale. Mi fai pensare a una clessidra. Quando la sabbia è scesa, c'è sempre qualcuno che viene a girarla»E chourmo non è proprio come la sabbia di quella clessidra, dove tutto si mischia? E quella clessidra è il cuore di Marsiglia.«Lo scopo era che la gente si incontrasse. Si 'immischiasse' come si dice a Marsiglia. Degli affari degli altri e viceversa. Esisteva uno spirito 'chourmo'. Non eri di un quartiere o di una 'cité'. Eri 'chourmo'. Nella stessa galera, a remare! Per uscirne fuori. Insieme»

In una Marsiglia di straziante (un po’ troppo, direi) bellezza, Fabio Montale si gode la vita da ex poliziotto tra uscite in mare, utili più ad allontanare la quotidianità che per pescare, e lunghe soste nei bar del porto. Da questo tran-tran fatto fondamentalmente di solitudine - a parte qualche vecchia conoscenza fra le quali una Honorine che è un’Adelina di Montalbano meno acida - lo strappa la cugina che gli chiede di rintracciare il figlio adolescente scomparso dopo una fuga in città (ma il lettore sa già dove è andato a finire). Da qui prende le mosse un’indagine ondivaga che dai dissapori familiari si allarga alle tensioni razziali con gli arabi, alla polizia doppiogiochista e agli intrallazzi mafiosi in materia di cemento per un insieme che sfiora (o appena intreccia) una sordida storia di droga unita a dipendenza fisica e psicologica (per non parlare dell’immancabile femme fatale). Insomma, tantissima carne al fuoco per poco più di duecento pagine ed è così inevitabile che alcuni passaggi siano poco approfonditi, con il risultato che non tutto risulta chiarissimo: caratteristica peraltro condivisa con tantissimi altri romanzi noir nei quali conta di più l’atmosfera rispetto alla precisione della trama. E qui l’atmosfera è impregnata di una profonda malinconia nella quale sta affondato il protagonista, uomo in fondo sconfitto dalla vita che ormai prova piacere solo nelle piccole cose (compreso il mangiare e, soprattutto, il bere in quantità imbarazzanti): anche i suoi scoppi di rabbia hanno durata limitata come se, passato l’attimo di furia, pure la vendetta gli si presentasse come un atto senza senso. Una tale tristezza è causa di soventi accenti lirici, specie quando Montale si lascia andare a riflessioni su se stesso e sulla propria esistenza, tra rimpianti per il passato e dubbi sul futuro, causando un inturgidimento del modo di raccontare che lascia il segno anche perché in contrasto con la temperatura di norma ‘fredda’ del genere, ma al quale lo scrittore fa ricorso qualche volta di troppo: difetto che si affianca all’eccessivo peso dato alla questione franco-algerina che già dominava il precedente ‘Caos totale’ – nella quale riecheggiano le difficoltà di integrazione infantili di Fabio (e di Izzo?) al fianco del padre napoletano – e il cui peso risulta a tratti pretestuoso nell’economia complessiva. Così, pure questo secondo capitolo delle avventure di Montale finisce per restare a metà del guado: è un bel libro che sa appassionare e farsi leggere con avidità per scoprire quel che accadrà, ma gli manca qualcosa (o forse contiene troppo) per poter dispiegare del tutto le sue potenzialità che brillano invece in molti momenti disseminati qua e là, fra i quali merita una menzione speciale tutta l’appassionante sequenza conclusiva che, al termine di un lungo inseguimento in macchina, conduce alla punizione dei cattivi.

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Izzo is it! For those unfamiliar with the book, it is the third in Izzo's "Marseilles Trilogy." Fabio Montale, fed up with all that is bad about the police, thought he could retire, go relax in his home town. Do some fishing, some eating and drinking. Then his cousin comes to him, distraught, because her son has disappeared. Naturally the cousin is beautiful, a love who slipped through Montale's fingers in his youth. Naturally he can't really avoid being brought back into it all. Montale is brooding, a heavy drinker, alone, and most likely destined to remain so). He also cares passionately about Marseilles and her people, especially the poor, the immigrants, the youth. I've never been to Marseilles (or anywhere that side of the water), but something of the city comes through here, via the music, the food, the interactions, race/ethnic relations, corruption, and the complexity of issues such as trust and love. The mystery that is the excuse for the tale is also top notch. I'm not one who tries to figure out "who dunnit" when reading a mystery; I'm really after character, culture, and politics and think of the mystery as the hanger for all of that, one that I value more when it provides a solid and natural framework and find annoying when an author tries to obviously to toss in plausible red herrings. Izzo does not use "cute" tricks with mystery. It's real, solid, eventually horrible. Moreover, the mystery pulls it all together. This is a fine read! It took me a while to come to this book, mostly because the first, Total Chaos, left me in a bad place. Granted, Izzo's work is dark; this book, which I loved, is dark. But something about the first, or about me when I read it. In any event, I think I loaned out the first and I might just have to retrieve it, if possible, or even rebuy it, and reread it!
—L

Intreccio dannatamente intricato, ma si fa seguire, complici l'aria di Marsiglia, una famiglia di personaggi degna di Malaussene (o quasi), e una narrazione che non si sa come riesce a tenere incollati alle pagine, forse solo per il gusto di vedere come diavolo va a finire.Senza contare che ho finito il libro con la voglia di pastis.Poi c'è il fatto che è un noir, ci scappa il morto, e non chiamandosi Gandalf non ritorna, ovviamente. Non so perché, ma alla fine, nonostante del pastis ci possa essere l'odore, quel che rimane di fondo è in buona parte il sapore del sigaro.Vale un giro, senza dubbio, esattamente come lo vale Marsiglia. E vale la lettura di un altro dei suoi, non appena cene sarà l'occasione.
—melo

Ho letto questo libro senza sapere che si trattava del secondo episodio di una trilogia che ha come protagonista lo stesso personaggio: Fabio Montale.Non leggendo mai le trame e i commenti prima di affrontare un libro, questa cosa ogni tanto mi accade.Poco male, in fondo questo volume può tranquillamente essere considerato un romanzo a sé stante. Solamente la presentazione ufficiale del protagonista manca, anche se durante lo svolgimento della storia, questa lacuna viene colmata.Di Jean-Claude Izzo avevo letto solo un'altra opera: Il sole dei morenti che a dire il vero mi era piaciuto decisamente di più.Questo libro dopo tutto non è che un giallo come tanti altri. Potrà piacere agli amanti del genere, ma non si discosta molto da tutti gli altri.Qualche cliché nella trama e un contesto che non viene molto approfondito.È una sorta di collage che forma una storia tutto sommato classica, con l'ex poliziotto di turno che si muove in proprio e cerca di risolvere un caso che lo coinvolge a livello familiare.Non soddisfa pienamente come giallo e non soddisfa come romanzo sociale, anche se il contesto di degrado nel quale vivono i giovani di alcuni quartieri della città di Marsiglia, viene descritto abbastanza chiaramente.Mettendo a confronto le mie due letture di Izzo devo ribadire che non c'è paragone tra Churmo e Il sole dei morenti e la differenza va a tutto vantaggio di quest'ultimo.Churmo può essere valido per gli appassionati di gialli forse per l’ambientazione particolare, ma nulla più.
—Frank

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