What do You think about Fire In The Blood (2008)?
El germen que llevó a Irène Némirovsky a escribir esta magnífica novela corta o relato largo (ella misma dudaba) es lo que ella llama el «ardor de la sangre», esa «llamarada de sueños», ese «fuego sordo y oculto» que nos consume en la juventud.Es meritoria la capacidad de Némirovsky a la hora de condensar en tan pocas páginas la historia de dos generaciones de una familia en un pueblo francés. El tema de la novela es la herencia de padres a hijos (en este caso, de madre a hija) de determinados comportamientos y actos de los que uno reniega cuando llega a la edad madura, pero que se perpetúan inevitablemente en la siguiente generación. La novela parte de un fatal accidente y se sirve de la técnica del flashback para poner al lector en antecedentes de la red de relaciones que une a los personajes. Silvio, el narrador, con sesenta años y nada de que avergonzarse, añora el ardor de su sangre en su juventud, un fuego ardiente que ve en Brigitte, Colette, Marc... y que experimentó en sus propias carnes en Hélène. Al final, los secretos, por mucho que uno trate de sumergirlos, terminan por aflorar a la superficie; como los fantasmas del pasado: siempre vuelven.
—Bastet
The setting is the French countryside in the 1930s, a bourgeois farming community. The lives and secrets of an extended family are observed by a peripheral figure, Silvestre. He'd been born in the area, but as a young man he'd chosen a life of restless wandering that lead nowhere, in contrast to his peers' steady movement toward cold, grasping prosperity. Now he has has returned and has settled back in as a single, middle aged man of modest means, living out a sedate, uneventful life. His detachment doesn't last, however as the passions and dramas of young couples around him stir up the longings of his own youth, when he was known as Silvio. The transition from young to old is the main theme I took from the book. There are so many ways to look at this trajectory – naive to sophisticated, self-centred to empathic, impulsive/impatient to patient/cautious, hopeful to resigned, energetic to tired, and - swallowing them all in importance these days – pretty to ugly. This author’s take is the movement from generous-spirited and hopeful to pinched, diminished, dulled: the older person is someone who time has shallowed and shrunk. Finding the forgotten young person inside you is your best hope of revitalisation. "I want to bring that stranger to life" Silvestre declares. The author, in her late thirties, does so on his behalf, by recapturing his youth in writing. The novel has the feel of a nineteenth or early twentieth century play - and apparently the author initially considered writing it in that format (Intro, p. xi).
—Tony
La tesi da cui prende spunto la Nemirovsky per imbastire la trama apparentemente semplice di questo breve romanzo è altrettanto semplice, in superficie: “il calore del sangue” è una febbre che infiamma e brucia l’anima, dura poco, come l’alta marea che arriva, distrugge i castelli e i giochi sulla sabbia e poi scompare all’improvviso come è arrivata. “A vent’anni qualcuno fa irruzione nelle nostre vite. Sì, uno sconosciuto, esuberante e alato, radioso, che ci accende il sangue, ci devasta la vita e se ne va.”Il romanzo inizia nella placida campagna francese dalla vita scandita dai lavori dell’agricoltura, e sembra avviato a un tranquillo sviluppo di una trama fatta di affetti familiari, di solido amore coniugale, di giovani avviati a creare felicemente una nuova famiglia, nell’alveo dei valori profondi trasmessi di generazione in generazione. Uno sfondo un po’ stucchevole, se non fosse che si percepisce un sottofondo torbido, di non detto, di segreti ben custoditi non solo in famiglia ma tra tutti coloro che vivono in quella terra diffidente e schiva. In un crescendo di emozioni pian piano vengono a galla passioni inaspettate, sentimenti mai sopiti, fuochi sotterranei che consumano ed hanno consumato gli animi dei personaggi del soffocante ed ipocrita ambiente della provincia francese. Tutti nascondono, sotto una maschera di perbenismo, uno scheletro nell’armadio che lentamente viene alla luce, a dimostrazione che “non esistono anime semplici”. Una piccola perla di una grande scrittrice, verso la quale non riesco a sentire un’attrazione completa, c’è qualcosa che non mi convince in pieno, non capisco se sia l’eccessiva dolcezza dei toni che a volte infastidisce o cosa altro . Voglio leggere altro per riuscire a capire meglio. Quel che so è che preferisco il modo asciutto ed essenziale di Simenon di rimestare nel torbido.
—Sandra