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Read I'll Steal You Away (2007)

I'll Steal You Away (2007)

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3.8 of 5 Votes: 1
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ISBN
1841959456 (ISBN13: 9781841959450)
Language
English
Publisher
canongate u.s.

I'll Steal You Away (2007) - Plot & Excerpts

« Tu sei come me. Tu non vali niente. Io non ti posso salvare. Non ti voglio salvare. A me non mi ha salvato nessuno. »La storia di come questo libro è arrivato nelle mie mani è piuttosto carina e, se vorrete concedermi un momentino, ve la racconterò. Innanzitutto questo libro è un regalo di mia sorella dalla Fiera di Torino (alla quale, per Somma Ingiustizia del Fato, lei è andata e io no). Fin qui, a dir la verità, non ci sarebbe niente di carino. La parte carina comincia quando questo libro arriva da Torino a me ed io, la settimana seguente, lo riporto con me a Torino. Non c’è un libro della mia collezione che abbia compiuto un viaggio più circolare di questo, che abbia percorso tanti chilometri in treno, che abbia guardato tanto a lungo fuori da un finestrino. È un libro viaggiatore, un libro avventuriero. E, se vogliamo, questo spunto può dare avvio a una riflessione più ampia, che non coinvolge soltanto l’oggetto-libro ma il contenuto stesso del romanzo. Perché anche il romanzo parla di un viaggio, anzi, più d’uno, e sono viaggi circolari anche questi. Fin dal titolo, Ammaniti ci immette nel vivo di una fuga, un rapimento che ha qualcosa di salvifico e che sembra l’unico modo per evadere da una realtà scomoda. La realtà scomoda è quella di Ischiano Scalo, un paesino come ce ne sono tanti dalle mie parti: una grigia zona residenziale, due bar in croce, un supermarket, una pompa di benzina, la superstrada vicino, la campagna e il mare che si perdono a raggiera intorno. Una realtà di gente semplice e abitudinaria, ma nascostamente gretta, meschina, dai bassi appetiti. Una realtà che soffoca le ambizioni di chiunque voglia uscire un po’ fuori dal coro e inventarsi un sogno. Una realtà che premia i mediocri con una manciata di caramelle, per chi la sbronza al circolo Acli, per chi le nigeriane che battono sull’Aurelia. Una realtà da cui, se sei una persona anche solo un tantino differente, è consigliato darsela a gambe. Se l’è data a gambe Graziano Biglia, che dopo tanti anni da consumato playboy vorrebbe mettere la testa a posto e decide di far ritorno al ‘nido’. Vuole darsela a gambe Pietro Moroni, che fa ancora le scuole medie, ma vorrebbe diventare biologo, e sa che suo padre non lo manderà mai all’università. Vorrebbe battersela anche suo fratello Mimmo, che sogna di arricchirsi confezionando bastoncini Findus in Alaska. Ci si è rifugiata Flora Palmieri, giovane insegnante che, tra tutti i posti al mondo, ha scelto di seppellirsi proprio a Ischiano Scalo, ma si ritrova costretta in una vita senza amore, segnata a dito dagli abitanti del posto come la Lupa del Verga. Un po’ verghiani sono anche i rapporti di forza tra i personaggi, divisi tra aiutanti e oppositori, ma tutti fondamentalmente in lotta l’uno contro l’altro per realizzare, anche a scapito del prossimo, le proprie aspirazioni o per sfogare la violenza che si accumula con l’essersi repressi troppo a lungo. A partire da queste premesse, Ammaniti confeziona un libro schietto, crudamente realistico, volutamente volgare, impregnato di un umorismo amaro, caricaturale, grottesco. Il linguaggio è semplice, prevalentemente paratattico, ma il ritmo è incalzante, vivace, le pagine si sfogliano da sole. Qualche difettuccio c’è certamente, qualcosa al lettore moderno suona male, per esempio la presenza massiccia del narratore onnisciente o la caratterizzazione deboluccia dei personaggi, molto tipizzati, picareschi ma poco ‘interiorizzati’. Tuttavia, il godimento del lettore non ne è toccato molto: non c’è da annoiarsi, si fa qualche risata, si gongola nelle parti di pornografia. Insomma, un lecca-lecca. Fino a quando, a trenta pagine dalla fine, Ammaniti decide che « Adesso basta e, via, torniamo a fare i seri e stavolta ti stronchiamo le gambe. » Il lettore si sbalordisce, illividisce, si scandalizza: « Cavolo, Ammaniti, non togliermi il mio lecca-lecca! » Ma Ammaniti ridacchia sornione e orchestra una bella tragi-commedia finale. Una commedia tragica, ecco la definizione conclusiva. E, invece del lecca-lecca, tanto amaro in bocca da mandar via.

Pietro Moroni, 12 anni, viene bocciato. Dietro alla sua bocciatura ci sono sei mesi di ragioni, di storie e personaggi che si intrecciano, si sfiorano e vengono a contatto in un vortice di coincidenze. Siamo a Ischiano Scalo, un paese dove il bar e le puttane rappresentano gli svaghi piu’ ambiti dai locali. Dove le mogli sono casalinghe e maltrattate, dove I meccanici sognano di andare in Alaska a costruire bastoncini di pesce, dove presidi e I poliziotti si accaniscono sulle loro vittime con ferocia e sadismo. Ischiano Scalo non esiste ma e’ lo stereotipo del paesello italiano dove dalla noia scaturiscono pettegolezzi, cattiverie, invidie, per non parlare delle relazioni coniugali prive di sentimenti, aride e inutili.I ‘personaggi principali’ attorno ai quali ruota questo romanzo si distinguono per la non-appartenenza a questo posto; sono diversi dalla folla dei ‘locali’ eternamente impegnati in una partita a carte al bar, con la fedele bottiglia affianco, che sono rimasti a Ischiano Scalo, che magari avrebbero preferito partire ma non ne hanno mai avuto il coraggio. Pietro, un dodicenne educato, intelligente, docile, ha un padre alcolizzato e una madre esaurita/rincogliionita, per non parlare del fratello ‘cretino’. Sogna di andare all’universita’, di diventare biologo, nonostante l’opposizione del padre. Viene costantemente torturato dalla banda di bulletti della scuola, ma non reagisce mai. Gloria, la sua migliore amica, e’ il suo esatto opposto. Di buona famiglia, sicura di se, con un futuro radioso ad attenderla. La sua predilezione per Pietro scatena le gelosie dei bulli della scuola, che fanno capo a Pierini, un multi-ripetente. Naturalmente, a farne le spese e’ Pietro.Quindi Graziano Biglia, che anni fa ha preso armi e bagagli e ha girato il mondo, tra schitarrate e record di conquiste (con tanto di coppa Trombadour) e che, stanco di tanto girovagare, torna alla terra madre. Qui’ conosce la professoressa Palmieri, una bella donna arrivata a Ischiano Scalo per caso, per un posto di docente nella scuola media locale, e che si e’ imposta una vita monacale divisa fra l'insegnamento e le cure per la mamma malata. Ancora una volta Ammaniti eccelle nella caratterizzazione dei suoi personaggi, piu’ vinti che vincitori, cosi' come gli antieroi di ‘Come Dio Comanda’. Gente combattuta tra sogni e incertezze, sbatacchiati da un passato ‘complicato’ e un presente che faticano a controllare e che rischia di portarli al ‘punto di rottura’. Scritto in un lingaggio che si adatta alle situazioni e le persone descritte, di facile lettura, ‘Ti prendo e ti porto via e’ un altro bell’esempio dell’abilita’ di Niccolo’ Ammaniti per raccontare storie di vita di gente comune e dei loro drammi personali.

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Ho un brutto rapporto con gli autori italiani.Finora, nessuno di quei (pochi) autori moderni con cui ho avuto un incontro letterario - cito Carrisi e Faletti come casi eclatanti di successo mediatico le cui cause restano, per me, oscure - mi ha colpita positivamente. Forse mi hanno solo "colpita", in qualche modo, e basta. Come mi ha colpita questo "Ti prendo e ti porto via".La storia ruota attorno a microcosmi che si toccano, s'incontrano, certe volte s'intrecciano, per pochi istanti o per un tempo più lungo. I protagonisti sommari sono Pietro Moroni, ragazzino dalla famiglia quantomeno disagiata (il padre è un pastore ubriacone, il fratello uno sfigato, la madre una povera donna imbottita di ansiolitici) e Graziano Biglia, latin lover di mezza età e belle speranze, incapace di vivere una vita "matura" e di assumersi in pieno le proprie responsabilità. Entrambi si trovano ad affrontare la dura realtà che così spesso ritroviamo nei romanzi di Ammaniti (penso a "Come Dio comanda"), materializzata nello squallore e nel grigiume di Ischiano Scalo, paesino fittizio che somiglia tristemente a tanti paesini e cittadine molto più reali. Attorno a loro gravitano le esistenze di Gloria, migliore (e di ricca famiglia) amica di Pietro, e di Pierini, Bacci e Ronchi, il cui divertimento principale consiste nel burlarsi di Pietro e, possibilmente, riempirlo di botte; di Flora Palmieri, la maestra d'italiano dal cuore d'oro, sensibile e quasi invisibile, mentalmente incerta e fragile; di Erica Trettel, cubista ed aspirante soubrette senza particolari scrupoli morali.Ammaniti spennella il suo romanzo con passate lievi, quasi noncuranti, delineando ora l'uno ora l'altro personaggio, colorando la loro triste esistenza a tinte fosche. Non c'è speranza per i protagonisti: lo si intuisce sin dalla prima pagina, con la drammatica scoperta che Pietro Moroni compie davanti ai tabelloni di fine anno, a scuola. Lo si avverte dal registro utilizzato dall'autore, un insieme di pensieri scroscianti e frasi elementari, piuttosto crude, condite da una terminologia grezza, povera, del lessico dei poveracci. E dilata un evento di durata minima spalmandolo su decine e decine di pagine, facendo venire a noia al lettore le vicende di Pietro, di Graziano o di uno di quei personaggi che l'autore introduce giusto come intermezzo di varietà, per poi sparire nel nulla subito dopo. Queste sono le peculiarità del romanzo, e sono anche le caratteristiche che ho odiato di più: mi hanno reso insopportabile la lettura. La noia, il fastidio per la solita realtà grigia e priva di speranza, per l'esistenza banale e gretta che ci viene proposta come specchio dell'Italietta media, e che è purtroppo facile rintracciare un po' dovunque, di questi tempi. Questi, i motivi principali per cui non sento alcun entusiasmo nei confronti di Ammaniti e di questo "Ti prendo e ti porto via". Sarebbe stato bello se quanto espresso dal titolo fosse stato davvero possibile per i personaggi: rapirsi a vicenda l'uno con l'altro e trascinarsi via, in una realtà differente e senza errori, lontana mille miglie dallo squallore grigio della cittadina maremmana di Ischiano Scalo.
—Lulu

Deze maand stond dit boek op de leeslijst van de boekgrrls. Judith was degene die het boek nomineerde. Zij vond het boek zowel grappig als serieus en ook nog eens lekker weglezen.Van de achterflap: Een klein fictief dorp, Ischiano Scalo, aan de Italiaanse Rivièra, is het toneel voor twee adembenemende liefdesverhalen. Graziano Biglio is een veertigjarige playboy - met geblondeerd haar, zonnebankteint en strakke leren broek - die het buitengewoon met zichzelf heeft getroffen. Hij speelt gitaar en is een groot fan van de Gipsy Kings. Na veel gereis en talloze affaires is hij naar Ischiano teruggekeerd om zich te settelen met zijn 'geliefde' Erica, die alleen maar op zijn geld uit is. Gloria en Pietro zitten in dezelfde klas: zij is van goede komaf, woont in een villa in de heuvels, is mooi en zelfbewust. Hij is een schuchtere, onzekere en dromerige jongen, die lijdt onder het explosieve karakter van zijn vader - een verknipte herder - en is het mikpunt van treiterijen van andere jongens uit zijn klas. Wanneer Pietro door drie van zijn kwelgeesten gedwongen wordt in te breken in de school, en later, onder andere omstandigheden, ook thuis bij zijn lerares Flora - die een geheime verhouding heeft met Graziano - raken alle hoofdpersonen op dramatische wijze met elkaar verbonden.Het was wel even doorbijten aan het begin. Het kon me allemaal nog niet zo boeien. Graziano komt over als een wat lachwekkende en zielige playboy die vooral zichzelf heel fantastisch vindt. Pietro Moroni is een wat eenzame jongen die op school wordt gepest, het thuis niet erg gemakkelijk heeft maar zich wel gelukkig prijst met zijn vriendinnetje Gloria. Aan alle personages in het boek mankeert wel iets. De familie van Pietro: een vader met losse handen, een moeder die de moed heeft opgegeven en een niet al te slimme broer. Erica, de vriendin van Graziano, die alles doet om een rol in de showbizz-wereld te krijgen. De Lerares Flora die het grootste deel voor haar zieke moeder zorgt en last but not least de drie kwelgeesten van Pietro, Pierini, Bacci en Ronca.Het boek ging mij pas echt boeien op het moment dat Pietro gedwongen wordt in te breken in de school. De gevolgen die de inbraak heeft zijn groot. Niet alleen voor de vier jongens. Dan het vertrek van Erica, waardoor Graziano uiteindelijk het geluk lijkt te vinden. De levens van de verschillende personen vervlechten zich in elkaar. Het is een onwerkelijk verhaal maar zo geschreven dat de gebeurtenissen toch volstrekt logisch lijken. Op de achterflap wordt gesproken van twee adembenemende liefdesverhalen. Zo zou ik het niet willen omschrijven. In mijn ogen zijn het meer dramatische liefdesverhalen. Meer drama dan liefde. En vooral ook het verhaal van het egoïsme in de mensen, het ongeluk dat ze elkaar daarmee aandoen, de verstoorde relaties, de slechte kant van de mens.Na de moeizame start heb ik het boek met veel plezier gelezen. Het leest lekker weg, het boeit, vooral serieus, mooie verhaallijnen. Daarom een vier sterren waardering. Een aanrader, wat mij betreft.
—Janny

Gran libro.Lo lessi la prima volta alcuni anni fa, poi in settimana me lo sono ri-letto in formato epub."Ti prendo e ti porto via" è la storia di due personaggi: Pietro, un bambino di seconda media, intelligente, di famiglia povera e vittima predestinata dei bulli di paese, e Graziano, 44enne cantante e musicista da villaggio vacanze, burino certificato e detentore della coppa "Trumbador" (più di trecento donne in una sola estate.) Questi due personaggi, altrimenti agli opposti, sono accomuniati dall'incapacità di ribellarsi al proprio carattere (di vittima in Pietro e di bastardo in Graziano) pur rendendosi ampiamente conto di come esso sia la causa della loro infelicità.La storia si svolge in un piccolo paese del litorale maremmano ai lati dell'Aurelia (un luogo di fantasia chiamato Ischiano Scalo, archetipo perfetto della provincia povera italiana) e narra fatti svoltisi nell'arco di sei mesi (dicembre-giugno, anni '90.) In parallelo alla storia di Pietro e Graziano, Ammaniti dipinge tutta una serie di ritratti rapidi e profondi (il poliziotto di paese, il bidello puttaniere, la vicepreside, il padre alcolizzato, il fratello e la fidanzata possessiva, i bulli, i vicini invidiosi anche nella povertà) che rendono il paese di Ischiano Scalo e con esso tutta la provincia povera dello Stivale, il vero protagonista di questo libro. Il ritratto che ne esce è quello di un inferno, dove la punizione è rappresentata dall'incapacità di spezzare la catena comportamentale che ogni personaggio si autoimpone (come il ragazzo che continua a fare il bullo pur rendosi conto di non provar più piacere nell'esserlo.)Il senso finale del libro è la voglia di redenzione, il desiderio di spezzare quella catena e andarsese via.Niccolò Ammanniti, al solito suo, usa molte immagini divertenti, fa ridere con ritratti paradossali e talvolta estremi, ed infarcisce il racconto con tanto sesso (parlato, descritto, sognato) ma tutto questo serve solo a dare contorno ad una storia fondamentalmente dura e vera, in cui molti potrebbero riconoscersi.Riporto infine la recensione del NYTimes:http://www.nytimes.com/2006/09/10/boo...
—Riccardo Marratzu

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