What do You think about La Cantatrice Chauve (1993)?
La litterature n'est qu'une geologie avec des veines minerals qui donne des rendements pour des periodes qui varie enormenent. Il y a des veines comme la veine de cuivre qui ne s'est pas epuise en cent ans d'exploitation Il y en comme la veine d'or dans mon village Geraldton qui s'est epuise au bout de vingt-cinq ans.Le naturalisme de Zola et des frères Goncourt s'essouffle mais continue toujours la veine d'or qui a été du theatre de l'absurde s'est vite epuisee et n'existe plus. Cependant le theatre de l'absurde a ey belle et bien son moment gloire. La Cantatrice chauve m'a introduit au theatre de l'absurde quand une troupe itinerante a donne un representation dans mon village en 1967 lors d'un tournee dans le grand nord pour a l'occasion du centennaire. J'ai ete bouche bee de surprise. Helas la Cantatrice chauve n'est ni Phedre ni Hamlet. Cette piece ne surprend qu'une fois.
—Czarny Pies
L'Absurde...sans peine! :D [Nel grande tritatutto] Primo incontro con questo particolare e modernissimo autore, uno degli esponenti di quello che venne definito «Teatro dell'assurdo». La commedia (o meglio l'anti-commedia, come Ionesco stesso la definisce) è alquanto particolare. Si potrebbe descrivere come una meta commedia - una commedia nella commedia - in cui i personaggi vivono situazioni al limite del paradosso che lasciano letteralmente di sasso il lettore (o lo spettatore). Ionesco si burla di secoli e secoli di Teatro - quello convenzionale, quello con la T maiuscola - che vedeva la presenza di maschere fisse, tratteggiate ciascuna da una sua caratteristica morale o comportamentale (mi è subito venuta in mente, ad esempio, la figura del servo, scaltro e a volte fannullone descritto in molte commedie di Goldoni e di Molière) per contrapporvi un teatro in cui i personaggi sono bizzarri, strani (ed è un eufemismo!) e sconvolgenti; essi sono espressione delle incoerenze e dei mali moderni:- incomunicabilità tra coppie (come accade con gli Smith);- finzione nei rapporti sociali (tra gli Smith ed i Martin ma anche tra questi e il Pompiere);- pregiudizi classisti (nei confronti di Mary, anche se non da tutti i protagonisti);- incertezza;- senso di smarrimento. Sono personaggi "soli" poiché non sono guidati da un regista fermo e deciso come accadeva nel vecchio Teatro; sono soggetti ad eventi alquanto strani (campanelli che suonano ma che nessuno ha suonato..ma questo non accade sempre, dipende..), governati da poche leggi certe in quanto neanche il tempo (scandito dalla pazza pendola) è padrone di scandire con certezza il suo trascorrere. Si parte quindi dalla realtà quotidiana dell'era moderna e la si butta in un grande tritatutto che non la distrugge ma la altera, la trasforma e ce la rende così, come questa commedia-non-commedia: assurda, astratta, a tratti paranoica (soprattutto verso la fine). Disorientando il lettore; scioccando lo spettatore; lasciandoci con un amaro in bocca, nonostante i molti momenti in cui i commenti ora degli Smith ora dei Martin risultano inevitabilmente comici.Di sicuro approfondirò questo autore e leggerò Samuel Beckett...ormai l'assurdo mi ha conquistata :D!....Ah, dimenticavo! Ma...la cantatrice calva? (a buon inteditor... ;D)!PS: All'inzio ho scritto Ionesco si burla di secoli e secoli di Teatro...ed è vero, a mio parere...ma se questo è accaduto è perché la realtà, essa stessa, si è burlata di Ionesco (dove con "Ionesco" intendo l'Uomo, non propriamente Eugène Ionesco).PPS: Mi sto "assurzizzando" pure io :D!
—Piccolamimi
A proposito, e la cantatrice calva? Si pettina sempre allo stesso modo!Nonsenso. E io che credevo che con Padre Ubu si fosse già raggiunto un apice inarrivabile.Interno borghese inglese, con poltrone inglesi. Serata inglese, in cui il paradosso è protagonista assoluto: frasi fatte e luoghi comuni vengono reiterati come archetipo di un modo d'essere, affiancati l'uno all'altro e decontestualizzati per esaltarne l'assurdità. Un effetto comico incomparabile, ma soprattutto uno sguardo impietoso sul vuoto pneumatico che permea conformismo e perbenismo.Averne lette le ultime scene trattenendo (senza successo) le risa sulla scomodissima sedia di un pronto soccorso ha probabilmente contribuito al mio godimento, la situazione rafforzando il senso di totale assurdità sprigionato dal testo.Leggetelo se, come me, amate i Monty Python. Anzi: tutti a teatro!
—Bruscolino