Il Cristianesimo, questo sconosciutoDunque sì, accomodatevi pure.Non state troppo indietro. Venite pure avanti, che altrimenti non potete vedere la magia di cui oggi sarete esclusivi spettatori . Ebbene, ecco quello che accadrà fra qualche istante. Svuoterò la mia mente. Cancellerò la mia memoria a breve e lungo termine, e di colpo sarò una Noce Moscata che non ha letto “Quo vadis?” a 17 anni, e non l’ha neanche riletto a 34.“Sim salabim, abracadabra, tutti giù per terra, puff puff, pant pant e grattachecca e fichetto.”Voilà!Strabiliante nevvero?Ma non è finita qua.La magia in realtà deve ancora venire. Sì, lo so. Vi state chiedendo cosa ci possa essere di più strabiliante, oltre a ciò che avete appena visto e all’invenzione della ‘nduja calabrese.E’ presto detto. Sto per rispondere con assoluta genuinità, senza lasciarmi influenzare da ciò che ho letto (ma cosa ho letto? Ah, certo.. l’esperimento è in atto, non ho letto niente!) alla domanda :“La parola religione cosa ti fa venire in mente?”VIA COL TEMPO!1)tDon Giovannino alle medie quando spiegava non so cosa, e nel mentre si frugava le orecchie con le chiavi dell’auto.2)tIl Papa che non paga l’ICI.3)tLa faccia tosta della Chiesa che si costituisce parte civile nel processo contro Restivo.4)tQuello strapallosissimo esame di Diritto Canonico.5)tLa foto del bacio choc tra il Papa e l'Imam della Benetton.6)tChe da piccola ero innamorata di Papa Giovanni Paolo II, e sognavo di andare in giro per il mondo con la sua macchinina dai vetri blu.7)tIl Vangelo secondo Biff.8)tIl Vangelo secondo Gesù.9)t….10)t….11)tUmmmm, non mi viene in mente altro..12)tAh, sì, che se quel giorno va esattamente come spero che vada, mi reco in chiesa, mi cospargo la testa di cacca di cigno, e accendo un cero. Mollo pure un offerta, toh!STOP COL TEMPO!!Bene, gentili spettatori lo spettacolo è finito. Toglietevi di dosso l’aria stupefatta e sedetevi a tavolino con me, a discutere della questione.Non avete notato niente nelle mie risposte?Ad esempio un approccio alla religione abbastanza superficiale, dozzinale. Se fossimo dentro un telefilm, adesso il Tenente Colombo sarebbe lì lì per uscire dalla stanza, ma tornerebbe sui suoi passi per dirmi:“Un’ultima domanda signorina.. e la carità, la giustizia, l’amore verso gli altri? Queste cose proprio non le venivano in mente?”E qua mi gioco la carta Jolly.“No, non mi venivano in mente, non fino a quando ho riletto Quo vadis”Mi piacerebbe poter dire letto e non riletto, ma ahimè, non posso negare l’evidenza.Le alternative sono due: o a 17 anni ero estremamente ottusa, o ero insopportabilmente vacua e salottiera.Quando ho ripreso in mano l’opera di Sienkiewicz, ero sicura di rileggere una formidabile storia d’amore ai tempi dell’avvento del Cristianesimo. Mi sbagliavo. Le due cose viaggiano su binari paralleli, e molto spesso il secondo supera il primo.Vinicio e Ligia, investiti follemente dal loro amore, maturano i loro sentimenti all’ombra di un sentimento ancora più alto. Quello per Dio. E la cosa straordinaria di questo libro, non sono le peripezie dei due eroi innamorati, per quanto meravigliosamente caratterizzati. La cosa che più rimane impressa è la descrizione di un movimento di massa che in nome della giustizia, della pace, dell’amore verso il prossimo e della grazia eterna, dilaga e si diffonde grazie a un tam tam che farebbe invidia a qualsiasi socialnetwork dei nostri giorni.E come nei migliori talk-show Sienkiwicz ci regala anche un magnifico moderatore: Petronio.Non importa molto sapere che anche nella storia fosse realmente un saggio illuminato con l’amore per l’estetica, nel libro l’ho adorato in tutti i suoi aspetti. Quello che lo vede barcamenarsi con sagacia senza pari, nella diplomazia ipocrita dei lacchè imperiali, quello di filosofo intelligentemente dubbioso davanti alla nuova dottrina, come quello che lo vede difensore delle cose buone e giuste, anche se destinate a venir sopraffatte.Il cristianesimo visto così come lo descrive Sienkiewicz, nudo, crudo e salvifico, è come osservare il telefono con la rotella. Una roba retrò, d’altri tempi. Eppure il significato primo della nostra dottrina era proprio quello, e metteva radici in una società che non era poi così diversa dalla nostra. Roma, capitale del vizio e della lussuria, navigava tra leggi certe ma “ad imperatorem”, e sete di potere. Tra atrocità compiute in nome della pax deorum, e intolleranza verso le classi inferiori. Un quadretto per niente edificante, ma chissà perché molto più facile da intuire perché concreto ancora adesso, anche se sotto sembianze ingentilite. E così si arriva al trucco, che c’è ma non si vede. Una volta toccato il fondo, agli uomini tocca risalire. E allora entra in gioco la fratellanza, l’unica arma possibile una volta che ci si sente perduti. Ma noi siamo troppo avanti per capirlo. O forse non abbiamo ancora toccato il fondo.P.S. Nerone, da che ho memoria me lo immagino con la faccia di Peter Ustinov nella trasposizione cinematografica dell’opera. Assolutamente leggendario.http://youtu.be/fYmj4gPsCBE
Clearly capturing the depravity of man while outlining the persecution of the early church, Quo Vadis vividly depicts first century life in the Roman Empire for slave, centurion, and emperor. As Sienkiewicz's final display of descriptive prowess, at the climax he floods his readers' senses with the evidence of a smoldering Rome. I've never been so tantalized by antiquity than after reading this historical fiction.All the while reading a bit like a best seller and not an epic novel from the 1800's.
—Erica
Rome under the rule of emperor Nero, AD 64. The Polish author, Henryk Sienkiewicz (1846-1916), went to Rome to observed for a couple of years during the writing of this book (published as a book in 1896). He won the Nobel Prize for Literature in 1905. Quo vadis is Latin for "Where are you going?" and alludes to a New Testament verse (John 13:36). The verse, in the King James Version, reads as follows, "Simon Peter said unto him, Lord, whither goest thou? Jesus answered him, Whither I go, thou canst not follow me now; but thou shalt follow me afterwards." In the story, Peter went back to Rome, sacrificed himself that resulted to the triumph of Christianity.The story mainly revolves around a number of characters: Marcus Vinicius a patrician soldier who is a nephew of Nero's right hand and former governor of Bithynia, C. Petrocius. Vinicius fell in love with a beautiful Christian lady, Lygia who is a hostage of the Roman empire. The wife of Nero, Poppaea Sabina tries to make a pass on Vinicius who despises her. Hurt, Poppaea Sabina makes Lygia's life in the palace like a hell. Ultimately, Lygia was put in jail for being a Christian. At that time in Rome, being a believer of Christ is punishable by cruel death. In the book, there are scenes when the Christians are made to wear clothes made of animal skins and put in the gladiator arena. Then the emperor and the spectators release the different wild animals from hungry dogs and lions to boars, bears, etc. There is also another type of watch-for-fun game when Christians are put in the same arena and they are killed by the Roman gladiators in any kind of weapon that they could think of. Those scenes are really depressing and although I watched movies similarly set during this time like Gladiators, Ben Hur, etc., the way Sienkiewicz captured the scenes in the book is really breathtaking and it was enough for me to have fewer nights of sleep during this Holy Week.On the plus side, the characters of the old St. Peter and St. Paul were a delight to read. We all know their lives as two of the 12 disciples of Jesus as narrated in the Holy Bible. However, in this book, they are already old and converting many Roman citizens to Christian fold like the lovers Lygia and Marcus Vinicius. Their faith is steadfast and their sermon and messages are clear and nice to reflect on. It is like having to know a part of their twilight years when Christianity was finally spreading in Rome and throughout the world.The only difficulty I have reading this book is my limited knowledge of Ancient Rome. There are many words and terminologies that I had to look up to in the dictionary or Google. It made my reading slower. However, I did not regret spending 6 days on this book as it is one of the things that made my Holy Week this year more meaningful and memorable.
—K.D. Absolutely
Comprendo le analogie con la Polonia che l’autore ha voluto richiamare. Ma il romanzo rimbalza comunque come una moneta falsa. E’ come i fondali di un film hollywoodiano: la parte anteriore pare convincente e reale, ma dietro non c’è niente, solo mere impalcature di legno grezzo che sorreggono alla bell’e meglio la facciata, giusto per il tempo della rappresentazione. Roland Barthes docet.Sia il dramma della decadenza di Roma, sia il dramma dei cristiani perseguitati vengono affrontati con una grande superficialità. Lo sguardo, tranne in rarissimi casi, è puntato unicamente sull’amore tra Vinicio e Licia, che è, peraltro, del tutto improbabile. I due, infatti, vagolano per tutto il romanzo pronunciando praticamente solo tre parole: “Licia”, “Vinicio” e “Dio”, innamorati persi benché si siano visti e conosciuti tanto quanto noi possiamo vedere e conoscere il casellante di un passaggio a livello da cui passiamo di quando in quando. Occasionalmente, va detto, Vinicio parla anche di denaro da usare per corrompere qualcuno che salvi Licia e dei mezzi per farla fuggire dal martirio, ma, oltre a questo, lo spessore psicologico dei personaggi in questione non va. Oddio, c’è da dire che, se anche Vinicio pare particolarmente privo di intellegibile e variata favella, al contempo il suo inconscio, invece, è illuminato e sfavillantemente in chiaro, come Las Vegas vista dall’aereo di notte. E non dice “Licia” e “Dio” … no, no … dice “Licia” e … vabbé, soprassediamo, che è meglio. :-DUrsus sarebbe anche un personaggio accattivante, se facesse parte di un fumetto satirico. Sul tipo dell’Obelix tratteggiato da René Goscinny in “Asterix”. Ma, in questo contesto, che tende al “serioso”, è solo il perfetto stereotipo del “gigante buono e devoto”. Come Hagrid nella serie di “Harry Potter”, per intenderci.Chilone non è niente male, almeno all’inizio. Una specie di picaro, dotato, come di dovere, di una parlantina facile e, talvolta, arguta, che si destreggia per sopravvivere nell’immenso mare popolato di pescicani che gli sta attorno. Ma i modi della sua finale conversione al cristianesimo finiscono per privarlo della sua personalità, destinando, lui pure, al calderone degli stereotipi.I personaggi più propriamente storici, quali Nerone, Poppea, Tigellino, Petronio and so on sono tratteggiati esattamente come da relative voci enciclopediche. Sienkiewicz nulla aggiunge e nulla toglie. E neppure nulla azzarda e ipotizza. Le parti migliori sono le descrizioni del grande incendio di Roma, qualche considerazione di Petronio e alcuni passaggi che riguardano i cristiani, tra cui le voci di Pietro e Paolo. Un po’ pochino, direi.Decisamente, uno dei peggiori premi Nobel per la letteratura che abbia mai letto. Lo salva solo la scorrevolezza espressiva. Ma l’interesse e, soprattutto, la partecipazione vanno progressivamente scemando man mano che si procede nella lettura, a mio modesto avviso.A dire il vero, questo romanzo l’avevo già letto da piccola. Ai miei tempi andavano di moda le riduzioni e gli adattamenti, per un pubblico infantile, dei grandi capolavori della letteratura. Anche il “Don Chisciotte”, tra gli altri, l’ho letto per la prima volta in questo tipo di versione. Per anni sono stata convinta che fosse un libro di ridotte dimensioni. Infatti, quando poi ho avuto tra le mani l’originale, mi è venuto un “coccolone”: oltre novecento pagine scritte fitte fitte. Ma, allora, io cosa avevo mai letto, mi sono chiesta (una delle tante disillusioni che ci aspettano crescendo, purtroppo). Tuttavia, non mi sento di biasimare completamente questa operazione. In fondo, ha contribuito ad avviare la mia “carriera” di accanita lettrice. E, in seguito, ho letto tutte le versioni integrali di quei romanzi inizialmente accostati in forma ridotta. Nel caso del “Don Chisciotte” ne è più che ampiamente valsa la pena. Nel caso di “Quo vadis?” molto meno. Ma, si sa, non tutte le ciambelle riescono col buco. :-D******Ventitreesimo GdL della Stamberga del Lettori:Sabato 1 Novembre 2014 - venerdì 7 Novembre 2014: Capitoli I - XIVSabato 8 Novembre 2014 - venerdì 14 Novembre 2014: Capitoli XV - XXXIISabato 15 Novembre 2014 - venerdì 21 Novembre 2014: Capitoli XXXIV - LIIISabato 22 Novembre 2014 - venerdì 28 Novembre 2014: Capitoli LIV - LXXIV
—Arwen56