THE LOST SAILORS. (1997). Jean-Claude Izzo. ****.tThis was a very good novel by a writer who is new to me. Searching the web, I found that Izzo (1945-2000) received good notices from critics, but was especially praised for his “Marseilles Trilogy,” a group of novels which is now definitely on my list. This novel is fairly straightforward. It is a story of three sailors who are trapped on a ship that is bound in the harbor of Marseilles because its owner went bankrupt. Because of that, the crew was let go with a pittance – unless of course they wanted to wait until the bankruptcy situation was settled. There were only three sailors left to stay with the ship: Abdul Aziz, the Captain of the Aldebaran; Diamantis, the first Mate, a Greek, and, Nedim, a simple sailor, a Turk. These are devoted to the ship and to the sea, but they are now trapped in a Purgatory between sea and land. Being men, of course, there are women involved in the story, too. It is the women who drive the men to distraction, even if the women were not the common whores of the city, but their wives or girlfriends at home. The problem was that these sailors had no home other than the sea. When they were able to land at their ‘home’ harbor, they would only be there for maybe two weeks and then have to leave again on another trip. Naturally, this often led to the ultimate destruction of their marriages. With this type of pressure, the personalities of the men begin to warp, and we get to track this warping throughout the telling of the story. Recommended.
Izzo si conferma il più grande degli scrittori di noir mediterraneo. Una nave attracca al porto di Marsiglia, ed i marinai che vi lavorano rimangono bloccati in Francia perché il cargo viene sequestrato dalla polizia. L'armatore proprietario della nave, infatti, è pieno di debiti. Mentre la maggior parte dei marinai decide di abbandonare la nave, due eroici (ma terribilmente tristi) uomini di mare rimangono a Marsiglia. Diamantis ed Abdul. La loro decisione sarà l'ultima possibilità per Izzo (che morirà subito dopo) di parlare di Marsiglia e della sua magia, e per noi di passare ancora un pò di tempo con gli ultimi della terra. I personaggi di Izzo sono gli esseri più tristi che abbiano mai messo piede su una pagina stampata, ma la loro nostalgia è la tua,ed è impossibile non innamorarsene.
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Izzo dimostra di non essere "solo" Montale, ma sicuramente di essere figlio amorevole di suo padre il Mediterraneo.Il "nostro" mare, che ci potrebbe insegnare la convivenza, l'amicizia, la solidarietà al di là del colore della pelle e della religione. Quel mare che avvicina, noi che non siamo più capaci di esserlo gli uni agli altri.E' la storia, anche, della fine di un'epoca storica, di un'economia, il racconto metaforico di quello che oggi abbiamo sotto gli occhi, il fallimento di un modello economico figlio della speculazione, che distrugge anni di lavoro, di lavori, di rapporti, di culture.Un grande Izzo.
—Franco Vite
Abdul, Diamantis e Nedim sono i tre marinai perduti dell’Aldebaran. In seguito ad un fallimento la nave è costretta a star ferma nel porto di Marsiglia, ma la stasi della nave innesca un movimento, la ruggine che la ricopre diviene metafora della corazza che ha rivestito per mare i tre uomini. Ognuno di essi ha la sua tragica storia, il mare solitario li ha allontanati da amori impossibili, amori compresi troppo tardi e da verità ingiustamente celate. Affiorano agli occhi troppo esposti al sole i ricordi di giorni passati, si imprimono le immagini di dolori recenti sulle retine già cariche di sofferenze e lacrime da lasciar scorrere.
—Ametista
Marinai perduti è un romanzo che insegna l’amore per il Mediterraneo e per la vita in nave. I protagonisti sono costretti a rimanere a bordo dell’Aldébaran, ferma nel porto di Marsiglia per questioni burocratiche; appena il destino imporrà loro di fermarsi per un tempo forse indefinito, proveranno l’angoscia e la gioia di dedicarsi alla propria vita. Chi ha navigato conoscerà quella solitudine che lo aspetta in porto, la tristezza dei vicoli della città, sempre gli stessi, e l’ebrezza della vita dissoluta e sprecata nei locali economici.Chi ritorna nella propria città dopo mesi, anni di mare, sa sempre a quale bar andare. Izzo scriveva con la stessa abnegazione con cui i suoi personaggi si dedicavano alla vita di bordo, seguendo poche e semplici regole. La loro parlata è sporca, spontanea, ha lo stile dei libri veri, quelli di una volta; lo scrittore ha la voce dei marinai, che è una voce adatta a chi racconta una storia senza perdersi in chiacchiere, perduto forse anche lui in una sinergia tra il mondo inventato e quello reale.
—Frank Iodice