What do You think about The Winter Of Our Discontent (2008)?
I think I have a crush on John Steinbeck. But even if I met him somewhere -- a cocktail party, a barbeque, even my own bookstore -- I don't think I'd talk to him. Maybe make eye contact in a brave and silent way. Sometimes I get the feeling that he is friendly and easy-going, compassionate and kind, and really interested in people in general and persons in particular ... but I know that he is deeply brilliant, and I would say something ridiculous that I would turn over and over in my head (mentally, to myself) for years. Like I did with A.M. Homes, and she's nowhere near as brilliant, and gives off nary an aroma of friendliness. When I finished this book the other day, I went through my favorite ritual of writing my name and the month and year on the first page of the book, and went to shelve it alphabetically among its fictional brothers. While I was there, I pulled out the other Steinbeck novels to find out when I first read them; most of them are dated 1993. I had forgotten that I owe my discovery of Steinbeck to my friend Erica, who read East of Eden in 8th grade, when I was still churning through Nancy Drew, Mary Higgins Clark and V.C. Andrews. I was inspired and intimidated by Erica's reading lists ... she was reading Kerouac and Ginsberg when she was 13. Maybe before, with her parents. Who knows? I wasn't ready to tackle East of Eden yet, but I picked up a copy of Of Mice & Men/Cannery Row ... and then The Wayward Bus, and Burning Bright, and Sweet Thursday ... and loved them all. But it wasn't until this year that I picked up the big ones -- Grapes of Wrath, good God! And The Winter of Our Discontent ... here's my favorite sentence, from the beginning of Chapter 15:"It was a day as different from other days as dogs are from cats and both of them from chrysanthemums or tidal waves or scarlet fever."Yay. Today, fifteen years after the seed was planted, I begin East of Eden. :)
—Meghan Pinson
Grande parte do espírito americano que tanto aprecio está aqui, como refere Steinbeck. Perfeitamente imbuído da sua sensibilidade para penetrar no coração da América dos americanos, de lá retirando tanto de bom como de mau. Neste Inverno, a pressão social sobre o "self-made man" recai sobre o genuíno Ethan Allen Hawley. Filho de burgueses, mas caixeiro de mercearia, Ethan é posto à prova pela comunidade mais ambiciosa da sua smalltown e a sua estatura moral conhece então o caminho da degeneração e perda de valores, que se seguiu ao fim da idade de ouro dos 50s.Parece-me que os últimos livros de grandes autores revestem a faculdade de envelhecer bem. Tome-se este exemplo: criticado pela crítica contemporânea, hoje um clássico sem discussão. Steinbeck passeia a sua classe fluentemente pelas linhas de diálogo, deixando o leitor atónito sobre a maturidade dos personagens ou a objectividade da crítica social. Se existe o grande romance americano, este é uma das suas encarnações - o vigoroso retrato de uma cidade estagnada e o modo pungente como entrega o leitor à sua visão espacial fazem sobressair o sentimento de apego aos seus habitantes.Gosto de tarte de maçã, da liberdade ser mais que uma estátua e da empresa de sonho a cada esquina, mas não podemos esquecer-nos do lado negro e vicioso, em constante equilíbrio nas horas mortas e nos recantos de cada cidade. No fim, é o leitor que decide para onde pende a balança, sabendo que as duas forças em contenda são oportunidades efémeras para a redenção, expiando uma pela outra.
—Luís Miguel
Shakespeare , Kafka , Steinbeck .L’elenco potrebbe continuare e comprendere altri meravigliosi custodi , uomini indulgenti con il resto delle umane genti.Ho scritto custodi , non scrittori , drammaturghi o poeti perché questi artisti della parola sono soprattutto i benevoli custodi del significato più profondo della legge che governa l’uomo e il suo agire.Se il legame con il bardo è evidente , non solo nel titolo ma anche in una sottile linea rossa che congiunge Riccardo III e il protagonista di Steinbeck, ciò che avvicina lo scrittore americano a Kafka è frutto di una visione assolutamente personale , mediata attraverso uno sguardo che scivola inesorabilmente al di fuori della situazione particolare verso un mondo che ai miei occhi si presenta più ampio , generale , aperto quanto può esserlo una dimensione atemporale.Se temete quindi che la patologia psichiatrica sia contagiosa , abbandonate questa recensione e dedicatevi immediatamente alla lettura de “L’inverno del nostro scontento”.A guardia del portone che permette l’accesso alle legge e alla conoscenza , Kafka collocava ,in “Davanti alla Legge” (1914), un custode (non benevolo), che impedisce l’accesso proprio a colui a cui è riservato l’ingresso (e a lui solo, pover’uomo).Egli si spegnerà nell’attesa, calerà nelle tenebre della morte , forse perché non ha compiutamente capito , non si è adeguatamente preparato a capire , a cercare la conoscenza e la legge morale (forse …trattandosi di Kafka).Quell’uomo avrebbe avuto bisogno non di un guardiano ma di un benevolo custode che , come Steinbeck , lungi dall’esaurire il suo compito nel proteggere, si fosse prodigato nel tentativo di far comprendere , di illuminare le tenebre in cui è avvolta la conoscenza che l’uomo ha di se stesso e la consapevolezza del suo lato più intimo e oscuro.Nello scrittore americano infatti , il fulcro , l’oggetto dell’indagine, è l’essere umano , di cui sonda le ombre e le profondità , gli oscuri recessi e le misconosciute grandiosità.Così come in “Furore” ,anche in questo romanzo una fortissima tensione etica percorre l’intera narrazione ,sottolineando una critica sociale che ne “L’inverno del nostro scontento” assume però sfumature più intimistiche, venate di disincantata , amara ironia .Il romanzo non ha quindi i contorni quasi biblici di un crudo affresco composito, ma tratteggia la sofferta discesa agli inferi morali di un uomo, la sua drammatica perdita di innocenza.La narrazione scorre apparentemente piana , fluida come l’accattivante superficie del mare, priva delle maree sotterranee che lentamente erodono la riva e ingannano l’uomo perché “un uomo si batte contro le cose grosse. Ma quel che uccide è l’erosione; a furia di colpetti finisce al tappeto” .Perché a questo punto può accadere di tutto , il protagonista , consapevolmente vinto,potrà (dovrà) perdersi e il lettore , ingannato nel suo caso dall’apparente misura narrativa , rischierà di confondere la leggerezza con la lievità.Nulla in Steinbeck è lieve, scontato ; il respiro è potente , la scrittura ricca di significati e da una crepa sottile può erompere la marea.E la prima crepa di cui sarà vittima il protagonista , Ethan Hawley “ non mi sento in colpa per i tedeschi che ho ucciso. ..e se per un tempo limitato io abolissi tutte le norme ..Una volta raggiunto l’obbiettivo , non potrei riassumerle tutte , quelle norme? Indubbiamente gli affari sono una specie di guerra. Perché dunque non fare guerra totale , in vista della pace ? “ lo porterà inevitabilmente ad essere interiormente travolto.Fatale risulterà l’ulteriore sfaldamento del concetto di integrità , quando , rispetto alla precedente valutazione personale , prevarrà la proiezione verso l’esterno , l’esposizione al giudizio clemente della gente , per la quale “forza e successo stanno al di sopra della moralità , al di sopra della critica…L’ unico castigo è per chi fallisce”.Basterà un’occasione dunque , ormai la strada è tracciata.Quale miglior agnello sacrificale di Danny , l’ amico ai margini della società “Dentro di me Danny è un dolore vivo e , quindi una colpa. Io potrei aiutarlo. Danny è quasi un fratello. Il senso di colpa forse è perché io sono il guardiano di quel mio fratello , ma non l’ho salvato”.In fondo Danny (forse l’eterna riproposizione del topos del “doppio”) non ha via di scampo perchè “I suoi occhi ti chiedono di perdonarlo perché egli non può perdonarsi” e quindi ha già emesso la sua condanna , proprio perché essa è interiore , personale.Lui è già una colpa , una colpa per se stesso non può costituire un ostacolo; egli rappresenta ciò da cui Ethan vuole sfuggire , il fallimento , la forzata esclusione dal modello americano che appartiene ad entrambi per antico rango e quindi paga con la dissoluzione fisica .Specularmente, Ethan, si troverà a dover pagare per la dissoluzione del suo universo interiore ….”E’ tanto più buio quando una luce si spegne, più buio che se non si fosse mai accesa.Sale la marea …tra le tante luci solitarie è necessario combattere per tenere accesa la speranza …affinchè un’altra luce non si spenga nel buio e un guardiano non sia costretto a chiudere un portone
—Maxxam66