Non capisco perchè, nell'edizione italiana, è stato dato tanto peso a Kerry: non è un posto importante per la trama, è giusto lo sputo di terra in cui è nato Alec e non ci sono mai tornati.Potevo capire nei primi due libri: Alec viene da Kerry, ed è un arciere, ma qui? Alec non è un (o 'il') traditore. E dirlo è uno spoiler tanto quanto dire che, nell'Odissea, Ulisse non è una donna.Spoiler free sul libro in questione, ma spoiler sui precedenti.Non so neanche perchè la sinopsi del terzo libro è quella del primo, o perchè dicano che Seregil è un negromante (lol no?). Ma vabbè, passiamo oltre.Questo terzo libro inizia due anni dopo la fine del precedente, e tante cose sono cambiate: Alec e Seregil si sono ritirati a vita privata, e la guerra tra Skala e Pleminar infuria. La cosa mi ha fatto piacere: in Alec di Kerry il piano nemico era fallito miseramente, ma che questo non solo non abbia fermato Pleminar, ma gli abbia solo precluso la vittoria immediata mi ha fatto pensare che in quella nazione - evidentemente - sono svegli.Svegli in stile "Facciamo che il piano di incarnare il dio della morte e della distruzione in una persona per usarlo come arma è il piano di scorta. Facciamo che il piano base è infilare le frecce nello sterco così causiamo infezioni mortali a chi colpiamo anche solo di striscio, e che i negromanti li facciamo combattere in numero ridotto così che sembrino racconti esagerati e non una minaccia seria".Oh, io ammiro sempre i cattivi svegli.In sostanza Pleminar sta prendendo Skala a schiaffi, e la Flewelling, che in tre libri ha dimostrato di non voler vincere facile, qui decide... di non vincere facile.Cosa ci vuole a sbattere tutti i personaggi principali in prima linea e tirare fuori una storia che tenga il lettore col fiato sospeso? Poco o nulla. Quindi mandiamo tutti i personaggi principali in missione diplomatica ad Aurënen, patria degli Aurënfaie (razza con tratti simili agli elfi), per chiedere aiuto anche se hanno chiuso le porte della nazione da un paio di secoli. Facciamo che il libro è politica, ambientato per il 99% nelle stessa città.Così sì che si raggiunge un livello di difficoltà confacente ad una scrittrice come Lynn Flewelling, una donna che prende la lista di Cose che Fanno Morire di Noia il Lettore e poi ci fa un aeroplanino da lanciare in un vulcano attivo.Inutile dire che ho amato profondamente questo libro: tanto per cominciare abbiamo un sacco di personaggi approfonditi. Della prole della regina Idrilain a spiccare è senza dubbio Klia, l'inviata speciale: la principessa sveglia e praticamente perfetta sotto ogni aspetto che - a sorpresa - non è quella destinata ad ereditare il trono. L'erede è Phoria: una virago dedita alla battaglia con un discreto complesso di inferiorità nei confronti della sorellina, dovuti in parte al fatto che la madre preferisce nettamente quest'ultima e sembra chiedersi perchè il destino l'ha fatta nascere dopo. Mi è piaciuto anche Korathon, il gemello di Phoria: di base è suo alleato perchè sa benissimo di essere l'unico in grado di farla ragionare un minimo.Poi Beka a questo giro l'abbiamo avuta come membro fisso del cast ed è fantastica, una vera guerriera, ed è stato bello vedere che Thero si è sciolto un po', e parte di me è convinta che sia stato merito di Magyana (e forse sarebbe stato meglio se fosse stata lei la sua mentore da subito). Ed è stato carino vedere lui e Seregil finalmente interagire da semi-quasi-fratelli-adottivi che si danno ai nervi pur sopportandosi.Ma, ovviamente, il cambio di nazione non si manifesta solo in un nuovo nome scritto come domicilio: la cultura di Aurënen è diversa dalle altre, sia per leggi che per percezione della vita, e questo porta complicazioni nella gestione dei rapporti diplomatici... fosse solo che è difficile far comprendere il concetto di fretta a gente che campa qualche secolo, e che - in alcuni casi - ricorda i motivi che hanno portato all'isolamento perchè li ha vissuti in prima persona.C'è il confronto con il diverso, quindi, ma anche la lotta tra nuovo e vecchio perchè molti dei giovani Aurënfaie vorrebbero riaprire almeno i porti, e soprattutto la lotta per mantenere uno status quo da parte di chi attualmente gode dei maggiori vantaggi: con un popolo diviso a clan, e decisioni politiche prese da un consiglio per votazione, è presto chiaro che la supplica di Skala non acquista una dimensione di giusto-sbagliato, ma di semplici pro e contro su cui mettere d'accordo undici capo-clan che mirano più al bene della propria gente che al bene comune.Inutile dire che i poveri skalani ne escono con un mal di testa notevole, e per fortuna ci sono le congiure che almeno si capiscono.Ma Alec e Seregil? Beh, essendo Seregil un Aurënfaie è stato chiamato come esperto. Il piccolo e non indifferente problema è che lui è stato esiliato da ragazzino e la sua presenza è molto difficile da gestire, sia per i clan che ne hanno decretato l'esilio, sia per lui. In effetti il sottotitolo di questo libro potrebbe essere "Vediamo quante volte possiamo rompere Seregil prima che non riesca più a rimettere insieme i pezzi", perchè è un continuo buttargli angst e sofferenza di vario genere (fisica, mentale, emotiva) addosso, a volte senza che nemmeno Alec possa fare qualcosa per aiutarlo. Diciamo che Seregil, che ha fatto della fuga dal passato il modo per andare avanti, si trova costretto adaffrontarlo tutto (con pure qualche interesse) e senza poter scappare da nessuna parte.Alec, dal canto suo, è cresciuto: non è più un cucciolo, è in grado di giocare alla spia e al ladro ad armi pari, e la relazione con Seregil l'ha di sicuro aiutato a sentirsi suo eguale. Mi è piaciuto che non ci siano stati drammi nella relazione, solo la gelosia dovuta alla consapevolezza che il suo compagno ha un vissuto di cui non gli ha detto nulla. E gli fanno una profezia dove gli dicono che avrà un figlio generato da nessuna donna, che lui prende come la certezza che non avrà mai figli (magari adottano, chissà).Ma se pensate che la Flewelling abbia barato, mostrandoci prima che si mettono insieme e dopo che sono una coppia solida, perchè non è capace di mostrare una storia d'amore che nasce... beh, non preoccupatevi che c'è anche una storia d'amore che nasce.Una piccola ship tenera, adorabile, con tanti problemi ed un possibile finale disastroso, che spero si veda come andrà a finire.Oh, e ci sono i draghi. Aurënen è piena di cuccioli di drago: sono creaturine sacre, che acquistano intelligenza via via che crescono (ergo è più facile finire ammazzati da uno grande come un pastore tedesco che da uno di quelli adulti), e mordono. I loro morsi fanno un male cane, scatenano reazioni allergiche e sono considerati segno di grande fortuna.Vogliono anche dire che il drago sarà sempre in grado di riconoscerti, ma se è un bene o un male suppongo dipenda dal drago.Beh, direi che sono stata una brava bambina: ho scritto tanto ma senza spoilerare. Purtroppo non sento di essere riuscita ad esprimere quanto questo libro sia interessante, quanto world building e character development ci sia, quanto riesca ad essere autoconclusivo pur gettando basi per i seguiti, quanto le macchinazioni e i piani segreti siano interessanti, e quanto investimento emotivo riesca a tirarti fuori.Leggetelo e capirete.
I find myself struggling a little bit with this one. It’s not that I dislike the series, quite the opposite, but I still find myself just liking it. It doesn’t jump off the page for me and wrap itself around my brain until I can think of little else. This book in particular took a step back for me for most of the book. I kept waiting for the characters I’ve enjoyed to step up and be themselves. While their mental place was understandable it just wasn’t as fun as the other books.After the horrors they’ve lived through and the injuries and deaths of friends Alec and Seregil have finally acknowledged their feelings for each other. They’ve retreated from the business of the Watchers though and semi-retired out of the lime light. But war continues to rage between Pleminar and Skala and it’s only getting worse. The Pleminarans have become increasingly bold and sent their necromancers at the defending forces of Skala. The war is not going in Skala’s direction and with the queen’s health in jeopardy she’s determined to get the country the help that the need. And she knows the only thing she can do is send her youngest daughter to Aurenen and appeal to the very people who exiled Seregil years before. To win that battle she knows Skala will never succeed without Seregil and Alec in the shadows.So cutting straight to the chase I do still love Seregil and Alec, I just felt like I was missing them for much of the book. Seregil’s past humiliations and troubles crippled him for so much of this book he was like a different man. All of the pain and growth he’d gone through in the years since he was exiled seemed to almost disappear. And Alec hit almost a stasis trap where without Seregil being adventurous he couldn’t either. I’m happy they’re together but it wasn’t until the last quarter of this book where I felt like I got to see Alec and Seregil being Alec and Seregil. This story is a lot more political maneuvering than action/adventure. I did find the structure of the Aurenfaie to fascinating and the stunted nature of their culture intriguing to see the disruption everything was bringing to them. Of course the entire group is incredibly hide bound and everything is about honor. The mysticism of the land and the people were fun. I really loved the little dragonets!!! The side characters in this story were very fun. I really enjoyed Beka in this story and her plot lines were some of my favorites. She’s always been feisty but she’s gaining maturity and wisdom after everything she’s scene. It was nice to see her as a woman grown. I appreciated Seregil’s family as well, those that recognize one childhood mistake, even as one as horrific as what happened, was just that a mistake and that Seregil shouldn’t be condemned for ever for the trouble. Clearly we’re going to get some devious bad guyness in the future from Ulan a Sathil. He’s the perfect sort of villain, crazy intelligent and smarily charming on the surface, but underneath you know it’s all just rotten. Love it!So for the first probably two thirds of this book I was just going through, cruising along and waiting for something to happen. As the intrigue started bubbling up to the surface and things started rolling my attention was more and more drawn in. By the last quarter I was flying with Alec and Seregil as they battled to save their country and gain them the aid the needed while hoping to keep their own lives at the same time.I know at some point I will finish this series. I’m curious to see where it goes, but I do wish I felt like the storylines were more connected. I’m never sure where the next book is going to start and it makes it harder for me to want to pick it up. There is a feeling of completion at the end of these stories with very few dangling plot teases to pull you back in. I enjoy these stories, but again, I’m not head over heels in love.
What do You think about Traitor's Moon (1999)?
This book doesn't have the amount of action its predecessors did, but in spite of that, I love it just as much as I did Luck in the Shadows and Stalking Darkness. Maybe even more. There's so much insight into Seregil's character and his past, and for anyone who loves Seregil as much as I do, it's a real treat. Addad to that, some of the moments between him and Alec just made my heart melt.This book also gave me a greater appreciation for Beka and Thero, two characters I already enjoyed but hadn't quite fallen in love with yet. I'm glad to have gotten to see more of them, and everyone else as well.I have a feeling this book (this whole series, really, but this book especially) will be going on my re-read shelf in no time at all. :D
—Gabrielle Morgan
(take two - my computer ate the first draft)I was wary after reading the reviews, but after putting the book down, I'm glad I was pleasantly surprised. I think after all the havoc and chaos that the characters went through in the previous books, slowing down the story to concentrate on their growth was a good decision. I might have postponed it just a little longer if I was the author, but I'm grateful it happened when it did. It didn't seem forced, nor cliche. I know that some readers felt like
—Jennn
Seregil and Alec have left Rhiminee, and are living in the wilds of Skala, as far from civilization as they can get. Seregil is still recovering from the emotional trauma he suffered at the end of Darkness, and the only person he wants anything to do with is Alec. Alec has finally more-or-less completed his training, and the two are now equals, and lovers. Their idyllic existence is interrupted when Seregil recieves a summons from the Queen of Skala, who asks him to accompany her daughter on a diplomatic mission to his homeland, and act as her advisor and translator for the rest of the party. Seregil agrees, reluctantly, and he and Alec break their self-imposed exile. This one has a much different tone and is a lot more complicated than it's predecessors. It's more of a political thriller/murder mystery than action-adventure. This time Lynn delves into Seregil's origins, and why he left his homeland. There's a great deal of introspection and angst in this one (what can I say, I love a male lead with a mysterious, tortured past!). We also learn a bit about Alec's shady history, as well, although the main focus is Seregil's struggle to reconcile with himself. It's the strongest book of the three, in my opinion, and even of you didn't like the first two, they're worth reading just so you can get to this one. I know some poeple didn't like it as well as the others, because it was so different, but I think Lynn made a good decision to go the route she did.
—Kathryn