Ci fu un momento di silenzio tra noi. Capivo che non dovevo parlare, dire una parola. Come avessimo vissuto così, a nostro agio l'uno con l'altro, per i quattordici anni in cui ci eravamo persi.We were the Mulvaneys è la storia della società americana che caratterizzava una certa epoca, ma prima ancora è la storia di una famiglia perfetta che subisce un colpo, la perfezione s'incrina, tocca terra, e poi si spezza. E cosa succede a una famiglia perfetta che si spezza? Tenta di ricomporsi? Può ricomporsi? Come? Andando ognuno per la propria strada. Faticando, piangendo, diventando se stessi e non la proiezione nella realtà di immagini mentali. È la storia straziante del disfacimento di una bellissima famiglia, dei motivi sociali che portano a tale disfacimento e della forza necessaria per ricostruire, per andare avanti.È superfluo dire che questo romanzo mi è piaciuto tantissimo. Un po' meno superfluo dire che mi ha fatto piangere. Se un libro mi fa piangere è quasi sempre per due motivi: o i personaggi sono delineati benissimo, o il libro è scritto talmente bene da commuovere. Qui siamo nel primo caso pur non escludendo la scrittura fluida e ricca della Oates, una scrittura molto americana che mi ricorda parecchio Irving. I personaggi di questo libro mi sono entrati dentro. I personaggi di questo romanzo sono il romanzo. Ognuno ha un punto di vista assai differente; notevole soprattutto la religiosità molto radicata in alcuni personaggi e la totale assenza di essa in altri di loro.Da cosa parte il disgregarsi dei Mulvaney? È un incidente, un "semplice incidente". Basta uno stupro, un po' di alcool, un po' di purezza di cuore a causa di Gesù, ed ecco che la società esclude questa famiglia, la bandisce dalla vita normale. Diventano come reietti, come degli esclusi. Non sono portatori di una malattia mortale. Sono persone normali il cui equilibrio familiare è stato turbato, sono incapaci di reagire perché fino a quel momento andava tutto bene e adesso la gente sembra far finta che non ci siano."La vita è cane che mangia cane, perché non ammetterlo? Lo avevano privato dell'attività che aveva impiegato una vita a costruire, gli avevano preso la casa-fattoria, la famiglia. Lo avevano succhiato e buttato come un guscio vuoto. I suoi nemici avevano fatto quadrato contro di lui, lo avevano portato alla rovina.Beati i miti, beati i puri di cuore. Poveri cristiani talmente illusi che ti vien voglia di ridergli in faccia. Porgere l'altra guancia? Ti bastonano."Colui che soffre più di tutti le conseguenze dell'incidente è il padre di famiglia, Michael Mulvaney Sr., che tanto amava Marianne, che tanto amava la sua figlia perfetta, così tanto da non ritenersene degno. E chi permette più di tutti che avvenga la distruzione della famiglia? Sempre lui. Più ha amato, più ha perso. È giusto che le sofferenze umane siano così mal distribuite?C'è invece chi vuole vendicarsi."Non abbiamo avuto giustizia legale. Non ci è stato possibile. Papà ha tentato e ha fallito. Perché il sistema della giustizia legale è solo un'istituzione sociale, ed è inadeguato come espressione della morale. Il modo di procedere della "giustizia legale" è rivolgersi a una terza parte che sta al di sopra di "vittima" e "colpevole" e delle rispettive famiglie, una parte sanzionata dal popolo. Dallo stato. È lo stato ad amministrare la giustizia. Ma cos'è lo stato? Solo un insieme di persone. Esemplari di Homo sapiens. E perché quegli esemplari dovrebbero stare al di sopra di altri? Perché dovremmo concedere a estranei un'autorità morale che va oltre la nostra? Ci ho riflettuto su molto, Judd. Non agisco in maniera impulsiva. Con una parte della mente vedo sempre Marianne, violentata, svilita, esiliata persino dalla sua stessa famiglia. Come fossimo una tribù primitiva, Cristo santo! Come se nostra sorella fosse diventata portatrice di un tabù! È ridicolo, è intollerabile. Io non lo tollererò. Non sono più cristiano però per Dio sono un protestante. Un ribelle. Farò la mia giustizia perché so cos'è."E che dopo essersi vendicato deve trovare con ancora più fatica la strada che lo faccia riscoprire se stesso."Dopo che me ne sono andato, quella domenica di Pasqua, ricordi? Mi sono svuotato. Il veleno che avevo nel sangue è colato fuori. Come fossi stato malato, infetto, e non me ne fossi accorto finch il veleno è scomparso. Però non rimpiango nulla. Penso che la vendetta debba essere bella. I greci lo sapevano. Sangue chiama sangue. Il bisogno di ristabilire l'equilibrio.[...]"Sono consapevole del fatto che questa non è una recensione lodevole, e che probabilmente nemmeno si è capito molto di quello che ho detto. Ho pianto perché ho trovato commovente il perdersi e ritrovarsi di fratelli e sorelle e genitori, dopo che avevano litigato, che si erano picchiati, che si erano odiati, dopo che la società li aveva costretti a trovare ognuno la propria strada, a caversela da soli senza la propria famiglia. Ho pianto perché è un libro tristissimo, più scorrono le pagine più diventa deprimente e pesa addosso come un cappotto che in inverno non tiene caldo. Manca il respiro girando le pagine di una storia così tetra eppure vera, così reale e onesta. Penso che la Oates abbia scritto uno dei miei romanzi preferiti.
I'd tried Oates before: her novel Black Water as well as some of her short stories. Just never clicked with her. Oates still leaves me cold after this soap opera. Much of her style irritates me. Oates overuses the exclamation point. She indulges too often in the post-modern habit of piling on lists rather than the carefully chosen detail. So many details and description that made me want to skim or just struck me as wrong. (A cat is named "E.T."--in 1974 in terms of the story--although the film wasn't released until 1982; Patrick is said not to be a genius with an I.Q. of 151 but the genius range starts at 140. Lots of factual errors I picked up that stripped authorial authority.) I think my dislike for the book though is based more on feeling none of her characters come alive to me, not even Judd the narrator. Her Mulvaneys seem a bit too precious at first. Each has their pet name(s). There's the father Micheal (Curly), the mother Corinne (Whistle), and their children: the eldest Michael, Jr, a star jock, (Mule); the nerdy Patrick destined for the Ivy League (Pinch); the too-saintly cheerleader Marianne (Button); and the youngest, Judd (Ranger). Co-starring are a zoo of horses, dogs, cats, canaries etc. Marianne in particular irritated me. She seemed too good to be true and to have "victim" stamped on her forehead. This is how she's described at one point: "Button" Mulvaney was so sweet, so sincere, so pretty, so--what exactly?--glimmering-luminous--as if her soul shone radiant in her face you could smile at her, even laugh at her, but you couldn't not love her. Then it all falls apart for the family--hard, fast and the next two-thirds of the book is miserable. And I'm not sure, despite a precipitating tragedy, how it went from something so rosy to that--it's as if all the characters do a 180. The dark side and what motivated it seemed as unreal, yet as stereotyped, as the idyllic, good side.
What do You think about We Were The Mulvaneys (1997)?
I read this book probably 10 years ago, but it has stayed with me. That's because this book made me strongly feel quite a range of negative emotions. I finished this book on a plane, and I was so burnt up after reading it that I left it on my seat in a huff. (In fact this is the book I refer to in this review: https://www.goodreads.com/review/show...). I thought this book was way too long, especially the first few hundred pages. It took forever to get the story off the ground. It was painfully slow and depressing. And at the time I had NO ONE to talk with about it! So when one of my most wonderful GR friends chose this book for our group to read, I knew I would finally be able to share this experience with some of my best and most respected reading friends. I can't wait to see what they allll think about it! It's already getting some great discussion in the group. Even though I thoroughly disliked the book, I think it was a great choice for our group read. I knew it would stir the pot, and I love that! I just had to keep my big mouth shut until everyone started reading it (and I did!).I do like JCO, but I feel that she is at her strongest as a short story/novella writer. I haven't read a long work by Oates that I've liked yet (and them was probably just as bad as this one). But her short stories are some of the best around and I'll continue to follow her career. But from now on I think I'll be sticking with the shorter works.
—Lisa
This is the first novel I have read my Joyce Carol Oates. She has many, and the fact that I didn't like this one won't stop me from reading others. I honestly feel like I wasted days on this book. Just simply wasted precious time. Here you have a loving couple with 3 boys and 1 girl. The girl gets raped. The father is so anguished by it that he has her sent away for years and years. The mother actually agrees to this (as a mother myself, I can't fathom this thought, especially if my child had done nothing wrong), the brothers eventually break apart due to these actions being taken, the father becomes a drunk, the marriage and family crumble...REALLY?? I felt there was too much time devoted on other characters. Who cares about the details of the character who drove Marianne to her grandmother's funeral. It took way too much time for the plot to thicken. Too much time spent on the darn cat. I was ready to put the book down for good middle-way, because by the time I got that far, I looked back thinking, 'so just what IS going on here? Is it going to be about exacting revenge, the family falling apart, what!?!' But being the person that I am, I usually finish, and I did. So, it's like they all barely have contact with each other, or they hate each other, til someone dies, then all of a sudden the mother wants a family reunion, they all come together and it's like they've been best friends for years. Everything is perfect. Mind you that this is at the VERY, VERY end of the book. If I had been Marianne, cast out by my own family like I was a piece of trash because I had been raped, there is no way I would give them the time of day. Her father didn't even want to see her until he was on his deathbed!! Ugh! I think this book infuriated me more than anything.
—Crystal
This is a story of how one terrible incident poisons and disintegrates a 'perfect' family.The Mulvaneys live on a farm in New York - there is Mum, Dad, Mike (eldest son), Patrick, Marianne, Judd (youngest son) and a myriad of animals.The story is told by Judd (he is now a journalist) over 25 years but it is not his personal story - more an exploration of each of the members of his family. Be warned - this is not an easy read!The subject matter is emotionally antagonistic and it is PAINFULLY slow. I have to admit that had I not been reading this for a group read I would have abandoned it at any time up to 50%.Setting the scene of family life at the beginning is so cheesy I nearly threw up - urgh! And as this goes on and on...and on you start thinking come on and tell me what the hell happened...now!I don't want to give away what happens but you will be shouting, shaking your head and pumping your fist at a) what happens but b) (more importantly) how the incident is dealt with - it is this that gives the book it's edge.A fascinating exploration of different people's reactions and consequences ensues. The book throws up so many questions about so many subjects and only at the end of the book are you glad of the slow pace and thorough prose.This book forced me through a whole range of negative emotions but I came out the other side!I wasn't overly keen on the ending (view spoiler)[ back to the cheese! (hide spoiler)]
—Lisa