Malcolm Ede weighs 100 stone. He hasn't left his bed for 20 years. In Bed, his younger brother tries to tell us why.Mal has always been a bit different, his adoring younger brother describes him as extraordinary. He spends his childhood and adolescence standing apart from society. Mal felt constrained within societal norms, often shedding his clothes in public to rebel and escape and ultimately, to be removed from the situation, much to chagrin of his family. When Mal finds himself finally "conforming" - holding down a job, living with a girlfriend, planning a family - he dramatically switches gear to zero. He goes home, strips off his clothes, climbs into bed, and never gets up. Years of Mal's outbursts have made him the nucleus of their family. They mould themselves around him, so as he begins to grow and grow in size, they simply make more space for him.Bed is about a family's identity being swallowed up by one person and the narrative he has created for himself. Before he goes to bed for the final time, he ponders "Maybe my purpose is to give purpose to others". The most painful thing about the novel is hearing the family, and particularly his brother, the narrator buy into this. I say the narrator because, as much as he laments being known as "Malcolm Ede's brother", he never corrects them, nor tells us his name. He is Malcolm Ede's brother. The emotional dependence they all have on Mal is as full as his physical dependence on them becomes. Mal's mother become a shell of her former self, she has always played the caring, nurturing nurse but she is transformed into a veritable slave. Mal's father recedes into the attic, obsessing over past failures, the monolith of Mal between him and his wife. Mal's girlfriend, Lou, puts her own happiness second to making other people happy - Mal's relationship with his mother reflected and reversed onto Lou and her own father. And Mal's brother. 40, living at home, still sharing a room with his older brother, miserable. He is subconsciously waiting for Mal to give him permission to start living his own life, but how will he do this - by getting out of bed? By dying?Bed is a tender meditation on the prison of unconditional love taken to the extreme. Wonderfully written with vivid descriptions and seamlessly moving between the past and present it evokes a real sense of understanding of the strained family dynamics. Despite the heavy subject (figuratively as well as literally), the writing is peppered with quips and amusing observations from Mal's brother which lifts it into being an enjoyable read while retaining it's sincerity. He is all too aware of the situation and finds himself with a morbid sense of humour over it. He knows that it is impossible to fully understand why Mal has made the decision to stay in bed for most of his life but that there can be flashes of understanding or at least empathy.I would highly rate Bed as an emotionally affirming book that explores the correlation of love and dependence with a touch of black humour. Ho acquistato questo libro con le migliori aspettative, conquistata dalla veste grafica e dall'estratto stampato sulla quarta di copertina. L'ho finito in un pomeriggio e, come un pasto troppo abbondante, ho impiegato un po' di tempo a digerirlo. Non posso dire che non mi sia piaciuto, perché non è che non mi sia piaciuto, ma... non mi ha convinta al 100%.Leggere David Whitehouse è come, effettivamente, rimirare il corpo straziato di un uomo grasso. E non un grasso qualunque, ma quel grasso disgustoso che si vede ogni tanto in qualche brutta trasmissione TV dedicata ai più assurdi record del mondo. Ha il fascino del morboso. Concordo con una recensione che ho letto su Goodreads: "Vi avverto, NON leggete questo libro durante i pasti". La scrittura di Whitehouse è carnale a dir poco. Carnosa. Malcolm, che dopo vent'anni passati a letto è diventato l'uomo più grasso del mondo, ci viene descritto in tutta la sua mostruosità, in tutta la sua fisicità trasfigurata. La descrizione del corpo perde il senso d'insieme della totalità e lo sguardo dello spettatore sembra riuscire a focalizzare solo "pezzi" di Malcolm per volta, proprio come se fosse troppo grosso da guardare e da prendere in considerazione tutto insieme. Da questo punto di vista, la lettura di Buon compleanno Malcolm è sicuramente affascinante. Ovviamente la dimensione fisica assume caratteristiche mostruose e nella sua mostruosità c'è bellezza.I personaggi del romanzo fanno parte di un quadro emotivo disfunzionale, dove la gente non si parla e se si parla non si capisce e se amano amano troppo e se non amano abbandonano. Il cuore della storia sembra essere il terrore della solitudine, o del vuoto in generale, che viene riempito con cibo e con grasso, e quando rimane vuoto fa l'eco. Non mi è piaciuto questo disperato bisogno di caricare di un disperato significato emotivo ogni singolo gesto dei personaggi. Non c'è un episodio, di quelli raccontati e ricordati dal fratello di Malcolm senza nome, che non grondi di sotto testo emotivo. Un silenzio non è mai un silenzio normale, una parola non è mai una parola normale, nemmeno una pacca su una spalla è solo una pacca sulla spalla, ma è tutto amplificato, ingigantito, proprio come un enorme uomo grasso che trangugia quintali di cibo. Mi sono sentita come se l'autore volesse farmi provare delle emozioni a tutti i costi, in maniera a volte anche un po' indiscreta, sottolineandomi l'importanza di gesti che forse, lasciati così com'erano, nudi e crudi, avrebbero reso anche meglio.Per me è stato difficile provare empatia per la voce narrante, il fratello senza nome di Malcolm, che mi ha impedito spesso anche di avvicinarmi alle motivazioni che facevano muovere i personaggi che lo circondavano, a volte spiattellate (come la madre che vive per potersi prendere cura degli altri) altre volte oscure, ma che ruotano tutte più meno attorno al macro argomento dell'eccesso di amore, che però non riesce a compensare altri tipi di vuoto. Lo stile del romanzo è interessante, divorante, trangugiante, come lo è tutto il libro in generale, ma c'è qualcosa, una freddezza di fondo, un occhio forse troppo clinico, un tentativo troppo spinto di suscitarmi emozioni, che mi ha impedito di godermi il romanzo fino in fondo.
What do You think about Yatak (2010)?
Odd storyline but so descriptively well-written that it was worth reading.
—kiz
Meh. Reasonably interesting premise, very sloppy writing.
—breanna
Poignant, insightful, and very readable.
—pinkeve14