Si comincia la lettura. Leggo le lettere di Yair, una dopo l'altra, e dentro di me una vocina continua a dirmi che sono troppo cinica per tutto questo, per leggere e comprendere le farneticazioni sentimentali di un tizio che sembra vagamente nevrotico, di un tizio che sembra scrivere da solo una storia con una donna che lui disegna, e che accetta poco essere diversa da come lui la vuole. Leggo le sue lettere una dopo l'altra, consapevole del mio cinismo e del mio scetticismo, ma non riesco a smettere. Continuo a pensare che quanto letto sia altamente inverosimile, ma ciò non mi impedisce di apprezzare la poesia, di pensare che sarebbe bello se potesse esistere qualcosa di simile. Per inciso, per spiegare il mio approccio mentale iniziale, penso anche che sarebbe bello avere le orecchie calde e morbide della mia Labrador che fanno su e giù quando cammino. Insomma, non bisogna per forza essere romantici per apprezzare uno scritto sull'amore, mi dico. La vocina B, quella del "sto impiegando tempo a leggere questo libro e quindi è meglio che non sia invano, in virtù della dissonanza cognitiva" fa la pernacchia alla vocina A e fa un balletto di vittoria.Si prosegue la lettura. E non ne posso più. Non ritrovo più poesia, né romanticismo, né amore. La parte di Yair si rivela essere decisamente "troppo": troppo stucchevole, troppo folle, troppo di un amore che, molto prima di essere verso l'altro, è decisamente autoerotico. Yair non fa l'amore con lei, si masturba usando lei, diciamocelo, con un modo egoistico senza pari.Ma persevero, con la speranza che Myriam riporti Yair ad un livello più tollerabile, e che la parte finale dia una maggiore idea di realtà. Cosa che in parte avviene, ma non abbastanza per evitarmi una delusione. Perché da un certo punto in poi, fino alla fine, ho la sensazione che questi due non si incontrino mai, che non potranno mai farlo, perché la loro relazione si basa su monologhi rivolti l'uno all'altra che non diventeranno mai un discorso a due voci. Lo smacco subìto ora dalla vocina B è imbarazzante, visto che si era pure illusa precocemente della vittoria.Grossman scrive molto bene, ed è innegabile la bravura con cui caratterizza i due personaggi fino a livelli di intimità e introspezione molto alti. Ma purtroppo, raramente si giudica un libro in base a come è scritto. "Che tu sia per me il coltello mostra a ognuno di noi quanta strada e quanto coraggio occorrano per arrivare a toccare con pienezza anima e il corpo di un altro essere umano", dice la sinossi. Ma quando mai? Entrambi, soprattutto Yair, sembrano usare l'altro per appoggio, non per trovarlo. Non sto facendo la morale, non mi interessa proprio, ma non vi ho ritrovato quasi per nulla quello che probabilmente voleva essere trasmesso, o non sono riuscita io ad apprezzarlo. Qualcun altro potrà sicuramente farlo, e poi magari mi spieghi dove sarebbe qui l'amore.
Così descrivevo a metà romanzo la sensazione provata nella lettura - "Appunti di viaggio. Avete mai provato la sensazione di immergervi fisicamente in un romanzo liquido come il mercurio? Negli istanti in cui la testa è sotto mi manca il respiro e lo detesto con tutte le forze, lo trovo tedioso, barocco, sfilacciato e mi chiedo chi voglia prendere per i fondelli. Quando però riemergo e riprendo fiato una placido tepore mi avvolge e mi lascio trasportare nel fondo come un ratto incantato dal pifferaio di Hamelin." - Pensavo di aver dipinto i miei soliti vaneggiamenti, e invece, riprendendo in mano ora il filo del discorso, capisco che non è così. Sono pochi i libri che vibrano sulla stessa lunghezza d'onda della mia anima, questo è uno di quelli. Le prime settanta pagine sono soggettivamente (uso non a caso questo termine perchè, conoscendomi da più di trentasette anni, ormai ho imparato a riconoscere e a convivere con la mia più totale incapacità di capire le trame di libri e film che si discostino dalle favole per bambini e dai classici di Walt Disney...sarà perchè faccio fatica ad appiccicarmi in testa i nomi dei personaggi - ma così avviene pure nella vita reale, ma qua sto ignobilmente divagando, lo ammetto - sarà perchè molto spesso mi accade di disconnettermi dalla realtà e di sognare ad occhi aperti trame ipotetiche e finali alternativi di schegge di vita romanzate e reali) un pò ostiche, facevo fatica a seguire il filo del discorso di Yair (per non parlare poi di quello di Myriam, che traspare per induzione in un gioco di rimandi dalle lettere di lui), non mi ero ancora calato nei suoi/loro panni, non riuscivo a guardare la realtà attraverso i suoi /loro occhi. Una volta però preso confidenza con i loro mondi – quanto mai distanti eppure quanto mai vicini – ho capito che la trama in sé non era importante, si poteva tranquillamente prescindere da quella. La chiave infatti per capire il romanzo non è nel libro, ma è in noi stessi, questo sembra suggerirci Grossman. Le pagine sono solo uno specchio per guardarci dentro. E questo si collega a uno dei pregi più grandi di questo libro, ossia quello di non farci capire che stiamo leggendo un romanzo, i due protagonisti non sono affatto personaggi di carta, la loro esistenza non è nata e non si svolge tra le pagine del libro ma nel mondo reale. La sensazione che questa storia non sia solo il frutto di una creazione intellettuale è tangibile, non può essere stata scritta se non vissuta realmente – questo è il mio pensiero. Tranne, a mio parere, le ultime pagine, dalle quali però si può tranquillamente prescindere. No, la pioggia non è mai caduta, penso. Ma questa, naturalmente, è la mia fantasia. E la mia realtà.
What do You think about Be My Knife (2003)?
Fare all'amore con le parole non è facile.Come da titolo. Non è facile e a volte si scrivono parole vuote. Non ho idea di cosa avesse in mente Grossman quando s'è messo a scrivere questo libro. Cosa voleva mostrarci. A me non è rimasto molto, e onestamente alcuni degli eventi raccontati dai due, soprattutto da Yair, mi sono scivolati via. Ma la stragrande maggioranza delle pagine di Myriam e, soprattutto, le ultime trenta pagine, mi sono rimaste in maniera lacerante. E c'è da dire una cosa su Grossman: non è da nobel.Grossman gioca sporco. Ti mette lì tante belle, bellissime parole e poi ci gioca, solo che a volte non sa che farci e scade nella banalità. No, non è mieloso come han detto alcuni. È solo terribilmente folle. Yair è divorato da una follia. Ma anche io, come lui, a volte vedo persone sconosciute a cui vorrei raccontare tutto di me. La differenza sta nel "cosa" raccontare. Le parole di Yair sono troppo vuote. Io avrei raccontato altro, avrei aperto la mia anima in un altro senso, per questo non mi ci sono ritrovato.Myriam invece mi ha fatto tanta, tanta tenerezza. Mi veniva quasi da piangere pensando a quello che doveva sopportare. E quel bambino... poi le ultime trenta pagine. Messe lì sotto il titolo di "pioggia", provocanti e invitanti. Erano già le due quando le ho iniziate. E ho fatto molto fatica, dopo, ad addormentarmi. Pensavo a quant'è folle l'amore, in ogni sua forma. La follia più luminosa è l'amore. Questa l'ho detta io. Ed è vero, assolutamente vero. Grossman, tu sei un folle e dai vita a cose folli che lacerano persone folli di una follia acuta. Quelle ultime trenta pagine le hai messe lì apposta.Io non capisco quelli che hanno divorato questo libro. Non li capisco perché io ne leggevo poche pagine alla volta, per assimilare.Fate così, e non ringraziatemi: rileggetevi il finale mentre fate andare fino alla nausea "Half light I" degli Arcade Fire. Davvero, provate. E poi venitemi a dire se non è la cosa più straziante che avete provato in vita vostra.
—Marco Tamborrino
Per una nano, nanissimo secondo ho pensato di poterlo riprendere in mano e terminarlo, vista la fatica di aver superato la metà.Poi ho pensato che la vita è breve, meglio non sprecarla.Mi verrebbe dal cuore consigliare ai protagonisti di:-rivolgersi entrambi ad una buona struttura ospedaliera che cura certe malattie-di fare uso di farmaci contro la depressione, alla peggio di farsi una canna-di smetterla di farsi così tante seghe mentali.-come direbbe Anastasia ( :) ) di farsi una scopata.Ma tutto questo lo potrei consigliare se solo in una parola avessi ravvisato un minimo di vero pathos, di qualche cosa che assomiglia vagamente a trasporto, emozione, palpito, fremito, desiderio, REALTA'. MA NO, niet, nada, nulla, solo artifizio ho avvertito.Esco dal coro lo so, mi capita spesso del resto.
—Cristina
Lo considero sicuramente il capolavoro di Grossmann e uno dei libri più belli.Non è facilissimo da affrontare, il linguaggio è essenziale, puro, ricco di bellissime similitudini e la storia è comunque lenta, da gustare e centellinare.E' diventato con gli anni il mio compagno di vita, ogni anno lo apro ed inserisco foto, fiori secchi, particolari significativi per me e lo rileggo sempre con quel grande piacere; è come ritrovare un vecchio amico sempre lì ad attenderti con frasi calde, avvolgenti, amorevoli proprio come l'amore tra i protagonisti.Se si hanno mente aperta e pazienza allora si potrà apprezzare davvero :)
—Sveva Caputo