That Awful Mess On The Via Merulana (2007) - Plot & Excerpts
Ce vulisse uno caa stentorea boce der buce in fez che me sbraitasse dinta n'orecchio: "Leggi, a disgraziato: leggi!"So' appena sciuto, agghiummolato e abbacinato, ma pe' gnente allettato, dalla stolida computazione de' caratteri a stampa su carta - e pure cartaccia de stracci de quelli usati daa portinara de via Merulana (mannaggia a li morti de l'editore tirchio) - de mezzo Pasticciaccio der Gadda.Mezzo: che ppe leggello tutto mi ce vulisse 'na fornitura de mafarde col rosbiffe: congrua e costante.E ce vulisse pure un brain coach che co la stentorea boce del buce in fez me sbraitasse dinta n'orecchio: leggi! leggi! nun te fermà, a disgraziato! Leggi che c'hai davanti er capolavoro daa letteratura.IL PERCHE' DEL VOTOIl voto è 2 stelle. Visto che non sono un critico e non ho gli strumenti critici per un'analisi dettagliata, mi tocca puntualizzare che il voto è riferito alla mia capacità di lettore di GODERE di quest'opera.Ebbene, la mia capacità di godere di quest'opera è NULLA. Ho letto 175 pagine di Pasticciaccio senza mai provare piacere. E visto che per me la lettura è PIACERE (non rilassamento: piacere), per me questo è un libro di merda.L'uso del dialetto: non è quello. Il problema è quando Gadda NON USA il dialetto, perché passa ad un italiano paradossale e grottesco.Mi sembrava inizialmente che il grottesco si accentuasse nei brani di critica al regime, e questo poteva starci. Ma proseguendo mi sono reso conto che il registro aulico-grottesco è usato in modo assolutamente indiscriminato e che fagocita tutte le 175 pagine che ho letto.SULLA SPERIMENTAZIONE E LA NARRAZIONEPotrei sbagliarmi, ma a me Gadda pare terribilmente compiaciuto. Gode oltremodo nell'usare parole inusitate, neologismi, arcaicismi, curiosità e stranezze. «Sul fatto che goda non hai le prove!». Forse no, però l'uso indiscriminato di un registro, senza apparenti motivi narrativi, mi sembra più che un indizio.La storia passa in secondo piano. Invece, per me ROMANZO, è innanzitutto raccontare una storia. Sperimentazione: che sia, ma sempre al servizio della narrazione. Nel saggio sul New italian epic, wuming scrive che la sperimentazione dovrebbe essere INVISIBILE e finalizzata a uno scopo narrativo. In Manituana leggi "polvere di sangue" e non ti accorgi che è un'espressione priva di senso, perché UN SENSO LO COGLI. Inoltre, l'uso di questa sintassi "sperimentale" è contestualizzato e funzionale alla narrazione. "Polvere di sangue" potrebbe essere un'espressione usata da una persona turbata e confusa nel bel mezzo della battaglia.Così non è nel pasticciaccio, dove invece la sperimentazione non è funzionale alla narrazione ma al gusto di Gadda (e secondo me al suo compiacimento).Io, di queste 175 pagine di osannato pasticciaccio ho colto veramente poco, e quel poco a fatica e a costo di riletture, ri-riletture e uso intensivo del dizionario: uso frustrante, perché molte di quelle parole non ci sono neanche, sul dizionario.AGGIORNAMENTO 15.6.2010SULL'USO DEL LINGUAGGIODai commenti al commento, evinco che da molti "difficile" è percepito come un valore letterario. Non sono d'accordo. Dalla mia tiro Borges, che rispetto a Gadda è esattamente speculare: mentre Gadda ricerca una lingua complicata (pantagruelica, bulimica) ricca di riferimenti oscuri, neologismi, arcaismi, per raccontare cose -tutto sommato- comuni (nella suburra ci hanno già portato in molti: Dickens tra tutti, che di vecchie sdentate ne ha ritratte a iosa), Borges affina la lingua fino a renderla limpida come cristallo, e la usa come mezzo per veicolare contenuti strabilianti. Parafrasando Morgan, se "Finzioni" e "L'Aleph" non esistessero, sarebbe difficile immaginarli. (Al contrario, se ripuliamo il Pasticciaccio dei tic linguistici, resta una storia non memorabile).Borges diceva che uno scrittore, nello scegliere tra due termini equivalenti, dovrebbe SEMPRE usare quello più comune. Perché? Perché usare quello meno comune è sempre antieconomico per il lettore e a volte antiestetico.Tra i due approcci preferisco quello di Borges, per motivi etici, perché Il Pasticciaccio mi sembra un pelo misogeno. E anche per motivi estetici, sicuro. Certo, c'è chi all'apollineo preferisce il dionisiaco e Gadda del dionisiaco è un campione: io preferisco l'apollineo. Ma per favore, non mi si dica che la mia è un'opinione personale mentre quella dei gaddiani una profonda analisi critica.Aggiornamento febbraio 2011Da "Di qua dal faro" di V. Consolo:"Ad un letteratino che manifestava antipatia nei confronti del romanzo poliziesco, per la mancanza di scrittura, diceva, o meglio per la presenza di una scrittura funzionale che questo genere letterario ha di solito, per il prevalere in esso del contenuto sulla forma, della comunicazione sull'espressione, per il suo meccanico ingranaggio che lascia fuori la poesia, Leonardo Sciascia, sorridendo di un sorriso tra l'enigmatico e il divertito, cercava di far capire che il romanzo poliziesco è importante, a volte necessario, e pazienza se risulta privo di forma e carente di poesia (peggio per la forma e peggio per la poesia, avrebbe detto). [...]Capì allora il giovane letterato che cosa nascondeva il sorriso di Sciascia, capì cos'era per lo scrittore il racconto poliziesco: uno strumento-il più opportuno e il più valido, il più robusto e più appuntito, il più lucido senz'altro- per affrontare la realtà, la oscura, terribile realtà siciliana. [...]Lo scrittore si calava con la sua lampada da minatore nei sotterranei del potere e, illuminando, ecco che si aprivano allo sguardo, si scoprivano nuove, occulte gallerie, insondabili, paurosi meandri. I suoi polizieschi non erano dunque che amare e dolorose metafore della realtà politica italiana."Ovvero: per alcuni la scrittura è un faro che fa luce su una realtà oscura, per altri... no.
Carlo Emilio Gadda vuurt vanaf de eerste pagina van dit boek de ene verbale voltreffer na de ander af op de lezer, die hij tenslotte in volkomen verwarring en verbijstering achterlaat. Er is een diefstal, er is een moord, en er is een speurder, Francesco Ingravallo, alias don Ciccio. Een soort gesublimeerde Poirot annex Columbus. Maar aan het eind van het boek is het onduidelijk of zijn onnavolgbare overpeinzingen en deducties tot oplossing van één of beide misdrijven hebben geleid. Dit is ook geen klassieke whodunit, het gaat hier om de weelde van de taal. De taal om de taal, maar ook om het fascisme, en Mussolini, te bespotten, en dat dan weer op onnavolgbare wijze. Ik heb genoten, dit is een boek uit de buitencategorie.Een passage uit het boek ter illustratie:Voorbij was de mooie tijd… toen d’r voor ’n kneepje in de mandoline van ’n meid op de Piazza Vittorio nog ’n lap van ’n halve pagina werd uitgetrokken. De moralisering van de Eeuwige Stad en meteen van heel Italië, het idee van een grotere maatschappelijke gestrengheid begon volop ingang te vinden. Om niet te zeggen dat het met rasse schreden oprukte. Vergrijpen en vieze verhalen waren voor altijd weggeveegd van de gewijde vaderlandse grond, als ’n akelige droom die je van je afschudt. Diefstallen, messteken, hoeren- en pooiersstreken, overvallen, cocaïne, vitriool, rattengif, vruchtafdrijvingen manu armata, heldendaden van de koppelaars en oplichters, snotneuzen die hun aperitief laten betalen door ’n dame (had u wat anders gedacht!) waren toestanden waarvan het goddelijke schiereiland der Italiërs zich zelfs het bestaan niet meer kon herinneren. Overblijfselen van een verdwenen tijdperk, met z’n koketterieën en z’n fraseologieën, en z’n kapotjes en z’n vrijmetselaarstroffels. Het mes, het goeie ouwe mes van elke schavuit of schoelje, van iedere schoft of schurk, het wapen van de kronkelende stegen, de bepiste sloppen, leek echt van deze aardbol verdwenen om er nooit meer terug te keren: behalve op de balg van de dooie helden, waar het roemrijk vertoond werd, als ’n vernikkelde, verzilverde pik. Nu regeerde de nieuwe knoet van de Zwaargekaakte, de Doodskop-met-bolhoed, later Emir-met-fez, en-met-vederbos, en de nieuwe kuisheid van barones Mancapoti-Drogacutta, de nieuwe wet van de roedebundel. Het idee alleen al dat er vandaag de dag in Rome nog dieven zouden zijn! Met die kwaadgebekte kalkoen in het Regeringsgebouw!
What do You think about That Awful Mess On The Via Merulana (2007)?
I'm going to agree with my good friend Evan and say that I think a lot of this book was lost on me because I had to read it in English and am just not that familiar with Italian history. As a result, I think a lot of the brilliance of this book just went right over my head.Still, I found a lot to like. The first 100 pages or so were engrossing (if convoluted) and I really liked Gadda's "system of systems" theory, which I think really explains why the book is written in the sort of meandering method that it is. Also, given its high praise from Calvino, I tried to imagine what this book would be like if it was by an American writer in English and I think would have really enjoyed the play on accents, the political commentary, and the endlessly different names for the same person/place. I sort of had this epiphany while reading about the paintings of "light" and "toes," which (as the transalator insinuates) was just plain ridiculous in English, but was probably a masterful and wonderful play on words in Italian.
—Matt Clark
Imagonnabe thinking about this one for a while. Gadda and this novel had a mention in Enrique Vilas-Matas' totally wonderful Bartleby & Co. as a book the writer couldn't/wouldn't finish. That awful mess a crime novel without resolution--an armed robbery plus a murder that may or may not be connected. It's a cutting misanthropic/misogynist social satire of Rome circa 1927, in the early days of Mussolini's reign. It's an exercise in playing with language from puns and near obscenities to dialect, sentence fragments and serial abuse of the colon. And it's one of those rare books that make you revise your ideas of what writing is.Gadda's style isn't so much stream of consciousness as puddles and drips and rivulets that splash all over the place. I don't mind dense writing but the scenes involving the carabinieri investigation in the second half of the book were something of a chore. Then too, the protagonist policeman Ingravallo and his secret emotional attachment to the murdered woman is what propels the story for me, not so much the carabinieri subplot. In the end it isn't only the crimes and connections that elude the philosophical Ingravallo, but himself.
—Cynthia
I regard this as one of the great detective novels of all time. One measure of its greatness is the fulmination which Barzun and Taylor loosed on it as what happens when great writers are allowed to write detective novel. "Serious novelists ... in ignorance of the genre" was what they said (#1394). Very briefly, the setting is Rome during Fascism. The detective, a police officer named Ingravallo, investigates the brutal murder of his cousin, a resident of a very nondescript apartment building on the Via Merulana. (I have seen it, and it is as Gadda said. Near the Coliseum.) As the investigation widens, it takes in more an more of Roman life, until matters become impossibly tangled. It is not. however, an existentialist jeu with no solution. The crime and its solution both, however, turn out to be pretty banal, and hardly worthy, it seems, or the immense apparatus brought to bear on it. This reading is, I think, hasty. I'm told the book contains all 50-some Roman dialects. It is a compendium of Roman life. Once you detach yourself from the cozy expectations of Barzun for a tightly focused narrative and a relentless solution (though the story does closely resemble a police procedural) and accept the glorious capaciousness of it, I'm sure you will find much in it to like.
—Charles