ETICHETTEChe bello! Sono felice! Questo romanzo rende molta gente malinconica. Invece io sono felice. E, contro tutte le ipocrisie, voglio urlare la mia felicità. Forse non ho capito proprio niente del senso del libro? Molto probabile. Gli intelligenti critici recensirebbero in maniera negativa la mia recensione? Quasi certamente. Ma chi se ne importa dei giudizi, delle etichette! Cosa importa se uno è credente o ateo, cosa importa se uno è di sinistra o di destra, cosa importa se uno è superficiale o capisce in profondità il senso del libro?Penso che il clown sarebbe d'accordo con me.È la prima recensione che pubblico appena terminato il libro. Ero stanco di fare sforzi di memoria per ricordarmi con precisione le sensazioni che mi avevano lasciato libri letti anni fa. Quindi concedetemi qualche divagazione. Voglio raccontarvi cosa ho provato mentre leggevo questo libro dalla prima all'ultima pagina. Vi avviso. Se le mie recensioni di libri letti anni fa mi sono venite lunghe, preparatevi al peggio! Voglio però essere gentile. Alcuni si lamentano perché in questo romanzo non sono presenti colpi di scena. Proverò a rimediare io. Cercherò di inserire parecchi colpi di scena, soprattutto nel finale della recensione. Se riuscirete nell'impresa di arrivare fino alla fine (vi sto lanciando una sfida), magari mi insulterete, ma almeno non vi annoierete.Ho già cambiato idea (piccolissimo colpo di scena). Non racconterò le mie sensazioni dalla prima all'ultima pagina. No, sarebbe troppo lungo e non arrivereste alla fine. Inizierò da qualche ora prima. Lo stato d'animo con cui uno legge un libro sicuramente influenza le sue sensazioni e mi sembra giusto descriverlo. Il clown si concede ampie e lunghe digressioni sul suo passato, concedete anche a me una piccola e noiosa digressione. Un mese fa ho letto "La lettera scarlatta" ed ho fatto veramente fatica a finirlo. La tematica "adulterio e relative conseguenze dal punto di vista religioso e da quello dell'opinione pubblica" non mi interessava molto e lo stile non mi aiutava a finirlo. Qualche giorno fa ho iniziato "Mansfield Park", pensando che fosse molto simile a quelli da me chiamati "i tre capolavori di Jane Austen". Purtroppo ho scoperto che è molto più complesso. Provate ad indovinare una delle tematiche principali? "Adulterio e relative conseguenze dal punto di vista religioso e da quello dell'opinione pubblica". Ho deciso di rimandarne la lettura. Voglio prima concedermi una pausa con qualcosa di più scorrevole. Guardo la mia libreria e trovo solo libri lenti. Allora vado a casa di un mio anziano vicino che tiene molti libri in solaio e me li presta volentieri. Salgo in solaio pensando "Se trovo l'amante di Lady Chatterley" giuro che lo butto fuori dalla finestra. Sposto qualche libro già letto e vengo sommerso dalla polvere (odio la polvere). Finalmente trovo un libro molto famoso, ma che conosco solo vagamente. Purtroppo mi sembra un'edizione degli anni quaranta e la polvere comincia a scoraggiarmi. Leggo le tematiche sulla quarta di copertina. Inutile che vi dica come potrei riassumerne una. Sto per scagliare il libro fuori dalla finestra quando mi accorgo che la luce proviene da un'unica lampadina. Non ci sono finestre. Frustrato, sto per appoggiarlo quando mi accorgo che vicino al nome dell'autore c'è scritto "Premio Nobel nel 1972". Nella mia testa si accendono ben due lampadine (divento più luminoso del solaio). Ipotizzando che chi ha pubblicato questo libro non fosse in grado di leggere nel futuro, allora questa edizione non era poi così vecchia e polverosa come tenevo.E, soprattutto, visto che in questi giorni si parla tanto di chi vincerà il premio Nobel, allora vale la pena perdere qualche minuto per leggere le prime pagine di uno che ne ha vinto uno. Rimanendo in soffitta (tanto ormai polvere più, polvere meno) comincio a leggerlo. Vi assicuro che l'ho iniziato convinto che sarei sceso dal solaio senza quel libro. Mi vergogno molto ad ammetterlo, mi sembra di essere "L'idiota" di Dostoevskij, però oggi odio tutte le ipocrisie e le menzogne, quindi ve lo confesso. Praticamente l'ho iniziato solo per poter dire "ho letto qualche pagina di Heinrich Böll". Dopo pochi minuti ho scoperto che il proverbio "Non c'è due senza tre" non funziona. Questo è un grandissimo libro.--------------------------------------------------È molto difficile descrivere questo romanzo perché mi sembra un caleidoscopio. Ognuno vede un'immagine diversa. Un'amica di goodreads (M.) considera il clown innocente e puro, un'altra (S.) lo considera un personaggio negativo ed antipatico. Io trovo il clown molto simpatico, appassionato ed intelligente.Molti vedono dominanti i temi politici, molti quelli religiosi. Io non nego che questi siano essenziali ma non tralascerei la parte psicologica del romanzo, che invece si tende a trascurare. Alcuni (per fortuna pochi, questa volta ho io la maggioranza!) lo giudicano lento e ripetitivo. Per me lo stile è molto scorrevole. Molti escono da questo libro tristi. Io ne sono uscito con grinta e determinazione. In quasi tutti i libri non si hanno dubbi se il protagonista sia positivo o negativo. In questo ad alcuni il dubbio è rimasto. È forse un personaggio negativo, ma in un mondo pieno di ipocrisie e falsità, appare positivo? La sua è una finta maschera da clown o è la sua vera faccia?Rimandiamo la discussione sul clown e partiamo quindi dai pochi dati oggettivi. Oggi sono di moda libri composti solo da lettere, pagine di diario o mail. Questo libro è formato quasi esclusivamente da telefonate. Un'idea geniale. Praticamente è un libro privo di descrizioni. L'unica ambientazione è la casa del clown con la vasca da bagno ed il caffè rovesciato per terra, perfetta per descrivere la malinconia del personaggio. Escluso un breve incontro, questo libro alterna soltanto telefonate e ricordi, ricordi e telefonate. Anche questa alternanza rende il libro molto suggestivo.Lo stile è stupendo. Uno dei migliori che io abbia mai incontrato. Non riesco a trovare un termine di paragone. È scorrevole ed ironico. Nessuna digressione sul passato fa perdere il ritmo al lettore. E le battute del suo protagonista sono sempre taglienti. In solo tre ore riesce a comprimere tutte le emozioni della vita del clown. Non solo il clown è un'artista, lo è lo stesso Böll che riesce a dipingere profondamente il suo personaggio con qualche pennellata e qualche telefonata.Grazie al suo stile ironico, Böll riesce a criticare senza emettere sentenze. Le tematiche criticate sono (oltre al solito adulterio e conseguenze...) soprattutto di ambito religioso e politico. Per quanto riguarda la religione è celebre il dialogo.«I cattolici mi rendono nervoso perché sono sleali.»«E i protestanti?» «Quelli mi fanno star male con quel loro pasticciare intorno alla coscienza.»«E gli atei?» «Quelli mi annoiano perché parlano sempre di Dio.»«E lei che cos'è, in conclusione?»«Io sono un clown.» Se politica e religione sono le tematiche, allora uno come me che è stato deluso dalla politica ed ormai se ne disenteressa, non troverà niente in questo romanzo?(Lo so, dovrei vergognarmi, la politica è molte importante, ma, grazie alla forza che mi ha dato il clown, oggi riesco a confessare ogni mio difetto.)Qualcuno mi ha detto che i buddisti sostengono che la vita sia un'alternarsi di fasi. Se uno come me è in una fase in cui non vuole perdere troppo tempo pensando seriamente a questioni religiose e preferisce sperare che la vita abbia un senso e che potrà un giorno rivedere le persone care (nel mio caso il mio amato nonno), non troverà nulla in questo libro?Assolutamente no, troverà ad accoglierlo il protagonista, Hans Schnier.Io ho amato il clown fin dal primo istante. Una persona che sostiene con convinzione di sentire gli odori delle persone al telefono non può non diventarmi immediatamente simpatica. Hans Schnier non dice che "forse sente" o che "ogni tanto gli sembra di sentire", no, lui sente l'odore delle persone tramite i fili del telefono. Considerando che non c'è traccia di paranormale nel testo, sorge spontanea la domanda. È convinto di sentirli davvero? Secondo me la risposta è negativa. Il clown mi sembra una persona intelligente. È convinto di avere un grosso potere che gli permette di vedere cosa stiano facendo le persone mentre parlano con lui al telefono? Sicuramente un "potere" lo possiede. Sa immaginare. Proviamo banalmente a ripetere la frase sostituendo due parole con immaginazione ed immagina. Il risultato è "Il clown sa di avere una grossa immaginazione che gli permette di immaginare cosa stanno facendo gli altri?" La risposta questa volta è scontata. Lui sa benissimo di saper immaginare ed è lui stesso ad ammettere che qualche volta confonde realtà e fantasia. Il clown taglia la legna assieme a suo fratello con dieci anni di ritardo rispetto alla richiesta del fratello (dieci anni prima non erano a lezione ed avevano in mano la legna), però il clown la taglia "realmente" nella sua "fantasia". « Ti ricordi ancora quando abbiamo tagliato la legna insieme? ». E mio fratello gridava: « Ma noi non abbiamo tagliato la legna insieme ». E alla sua stupida maniera, del tutto priva d'importanza, aveva anche ragione. ... Nel bel mezzo di una lezione, senza alcuna associazione evidente, mi venne in mente che cosa aveva voluto Leo: voleva semplicemente segare perché in quel momento aveva voglia di mettersi a segare con me. Improvvisamente capii, dopo dieci anni, e sentii la sua gioia, la sua attesa, la sua eccitazione, tutto quello che lo aveva emozionato in quel momento; lo sentii così intensamente che nel bel mezzo della lezione cominciai a fare il gesto di chi sega. Vedevo di fronte a me il viso infantile di Leo, acceso dall'eccitazione, mi vedevo spingere la sega verso di lui e vedevo lui che la ritraeva verso di me, fino a che Padre Wunibald mi afferrò improvvisamente per il ciuffo e mi riportò alla realtà. Da allora ho veramente segato quel pezzo di legno con Leo e lui non lo può comprendere. È un realista. Questa sua immaginazione diventa anche una tortura. Immagina continuamente cosa stia facendo il suo unico grande amore, ormai sposata con un altro. Come si fa a non amare questo malinconico clown? Come si fa a non apprezzare la sua capacità di notare i particolari evitando qualsiasi generalizzazione?Hans Schnier sa di non avere gli stessi valori delle persone che lo circondano, giudicandolo inferiore. Ma non se ne vergogna. Lui è fiero dei suoi valori e delle sue stranezze. Sa anche che molte delle cose che si immagina non accadranno nel suo futuro, ma lui sembra accontentarsi di "quegli attimi di felicità" che la vita e la sua immaginazione gli concedono. E sa bene che ha un carattere malinconico e non potrà mai essere davvero "felice". Per questo alla domanda «Ma che tipo di uomo sei?», risponde semplicemente «Sono un clown e faccio raccolta di attimi.»La tematica realtà-fantasia viene sommersa dalle questioni politiche e teologiche che sono sicuramente più serie. Persone più esperte di letteratura e di politica di me hanno trovato forti critiche alla borghesia tedesca legata alla ricostruzione del dopo guerra ed accenni al piano Marshall. Io, nella mia ignoranza, ammetto di non aver neanche lontanamente pensato al piano Marshall ed al dopo guerra. A me ha colpito soprattutto la questione psicologica. Forse questo libro è veramente un caleidoscopio, forse è stata la mia necessità di leggere qualcosa di meno impegnato (ecco spiegato il motivo della digressione nel solaio), forse è solo la mia ignoranza. Ma è davvero importante? Riprenderò questo argomento alla fine, ora torno alla questione psicologica e riporto una riflessione del clown sulla durata della felicità e sul bisogno di condividerla con altri. «Quella sera Edgar Wieneken aveva "realmente" corso in 10,1 secondi. Era in gran forma, ma naturalmente nessuno ci credette. Fu nostro errore parlarne, voler quasi in qualche modo prolungare la vita di quel momento. Avremmo dovuto essere felici e basta, felici di sapere che aveva "realmente" coperto il percorso in 10,1. Naturalmente nessuno ci credette, tutti risero di noi. Già il solo parlare di simili momenti è un errore, volerli ripetere è un suicidio.»In questo caso non concordo con il clown. Anche lui ha dei difetti e qualche lettore lo considererà presuntuoso, qualcuno un perdente, altri un po' viziato. Nessuno di questi lettori avrebbe totalmente torto. Io ho preferito vedere la sua simpatia, il suo non attaccamento al denaro (agli «sporchi milioni»), la sua determinazione nel non tradire i suoi valori, la sua capacità nel guardare i dettagli delle situazioni e di guardarsi dentro.Io non concordo con Hans Schnier solo in questa circostanza, perché penso sia bello condivere la felicità con gli altri. Le recensioni dei miei libri preferiti riceveranno l'etichetta "banali e scontati inni alla letteratura"? Pazienza! Io ed il mio nuovo eroe lotteremo insieme contro queste etichette. Ora smetto di parlare di Hans Schnier ed inizio a raccontarvi il mio "dopo ultima pagina". Quello che questo libro mi ha lasciato. La voglia ed il coraggio di protestare contro le generalizzazioni ed i giudizi.Questo capolavoro non mi ha trasmesso malinconia perché già prima pensavo che nel mondo le etichette resteranno sempre. Contro i neri, contro i gialli, contro gli omosessuali, contro chi va in terapia, contro gli obesi, contro chi non va bene a scuola, contro chi va bene a scuola ma non ha amici, contro chi si veste male, contro chi spreca soldi per vestirsi bene. Le etichette cambieranno nei secoli ma temo che non scompariranno del tutto. Almeno ho scoperto (o forse ho voluto scoprire) che qualcuno che lotta contro queste stupide etichette esiste. O almeno posso immaginare che esista. E non mi interessa se non ho capito il vero messaggio di questo romanzo.Ecco un colpo di scena promesso: utilizzerò questo capolavoro, questo importante romanzo, per parlare di un argomento "meno" importante (secondo le generalizzazioni!). I libri.Mi permetto di storpiare il geniale Böll (perdonatemi) riprendendo il suo famoso dialogo. Per non paragonarmi a Böll, farò apposta a scrivere male. Vi avevo gia detto che l'ipocrisia è uno dei temi fondamentali del romanzo?«Esperto recensore di libri, cosa ne pensa di chi legge romanzi rosa?»«Gente incapace di innamorarsi che cerca l'amore dove sicuramente non potrà mai trovarlo. Nei libri. Gente che non saprebbe neanche dove comprare una rosa profumata!»«E di chi legge i complicati gialli?»«Gente che vuole sentirsi intelligente ma ha un Q.I. così basso che si dimenticherà subito di quei banali protagonisti. Quelli poi che indovinano il colpevole sono quelli meno intelligenti perché sono quelli che hanno sprecato più neuroni»«E quelli che amano i veloci ed intriganti thriller?»«Azione, azione, solo azione. Gente che non ha la voglia di fermarsi un secondo per riflettere e per guardarsi dentro. Gente che sa solo dormire!»«Ma lei che libri legge?»«Nessuno! A me pagano per etichettare, perché dovrei leggere libri?»Possiamo vivere in un mondo in cui l'opinione altrui è così importante e dobbiamo vergognarci delle nostre passioni? La mia amica Ilaria, importante manager che viaggia spesso tra l'Inghilterra e l'America, si vergogna di dire che le piace Sophie Kinsella. Non lo "confessa" a nessuno. Me lo ha detto solo dopo aver scoperto che piace anche a me. Rimanendo in tema, molte persone sostengono che la Kinsella possa piacere solo alle donne. A me "I love shopping" ha fatto ridere e sono un uomo. Devo vergognarmi? E quelli che amano i thriller devono vergognarsi? È a causa di queste idee che gli idioti (qualsiasi riferimento ad eventuali sottoscritti è puramente casuale) leggono Heinrich Böll solo per poter affermare "ho letto qualche pagina di Heinrich Böll".Ora posso dirvi perché all'inizio ero felice. Questo clown mi ha liberato da alcune insicurezze e mi ha dato il coraggio di far sentire la mia voce. Di sgridare Ilaria per la sua paura. Di criticare quelli che si sentono superiori e che etichettano le persone. Questo romanzo deride apertamente qualsiasi tipo di etichetta. «Quello è un autentico figlio di operaio.»Anna Karenina è senza alcun dubbio il mio libro preferito. Devo essere orgoglioso dei miei gusti elevati? No, sono solo felice delle emozioni che mi ha lasciato e che non dimenticherò mai. Lo scrittore preferito di una mia amica è Sparks ed io amo leggere i libri di Sparks. Bene, sono contento per lei e per le lacrime che verserà sui suoi libri. Lo scrittore preferito di un mio amico è Wilbur Smith. Io non amo particolarmente Smith. Benissimo, sono contento per lui e per le emozioni che proverà mentre legge. È troppo bello leggere! E farsi coinvolgere. E intanto riflettere. E porsi domande. E piangere. E ridere. Ed emozionarsi. Indipendentemente da cosa si legge, è troppo bello leggere!Fil.P.S.La recensione finisce qui. Se siete arrivati avete vinto la sfida. Complimenti! Il post post scriptum è solo un lungo ed ingarbugliato modo per cercare una scusa per scrivere un ringraziamento. Sto allungando a sproposito le sequenze per convincervi a desistere nel proseguire nella lettura di questa lunga recensione. Non perdete tempo a leggere il resto. Piuttosto leggete qualsiasi cosa vi possa piacere!P.P.S.Vi devo chiedere scusa perché non ne azzecco mai una. Ho iniziato la recensione su "L'idiota" dicendo "Questa non sarà una recensione, saranno solo dei consigli" e l'ho conclusa dicendo "Alla fine, mi è uscita una recensione". Questa volta volevo scrivere una recensione, ma sulla spinta emotiva del libro mi sono sfogato un po'. Cosa è risultato? Una filippica? Un saggio? No, non voglio risposte. Decido io! Faccio finta che sia un raccontino così posso prendermi l'onore di aggiungerci una piccola dedica.A mio nonno. Mi manchi ogni giorno. Sei sempre il punto di riferimento della mia vita. P.P.P.S.Siccome temo che non abbiate ascoltato il mio consiglio di interrompere la lettura, continuo la mia orazione contro le etichette. Penso che mio nonno non abbia mai letto un libro. Era la persona migliore che io abbia mai conosciuto. Non è vero che chi legge è migliore degli altri. E, come ovvia conseguenza, non è vero che chi legge l'immenso Tolstoj sia più intelligente o abbia valori migliori rispetto a chi legge Kinsella, Sparks o Smith. Quindi, cara Ilaria, togliti le tue paure e vai in giro con un grossa palla rossa sul naso ed una maglietta con scritto "I love shopping"! Vi chiedo per l'ennesima volta scusa per aver trasformato questa recensione in una protesta. Da persona matura e per nulla ipocrita, mi prendo le mie responsabilità. La colpa la faccio ricadere totalmente su Böll. Come il suo clown sente gli odori, io sento i libri. Dopo Anna Karenina, mi sentivo obbligato a far sapere agli altri la mia emozione, dopo L'idiota sono stato costretto a riflettere parecchio, dopo questo piccolo capolavoro mi sono sentito in obbligo di protestare contro le etichette e la paura di avere addosso queste etichette. Questa è l'eredità che mi ha lasciato questo capolavoro ed io la voglio condividere con voi. Disinteressatevi dei luoghi comuni! Leggete tutto! Leggete qualsiasi cosa vogliate!
E dire che io ho la fobia dei clown. Sempre avuta. Sono andata al circo una sola volta nella mia vita, quando ero piccola piccola. E al momento dell’uscita dei clown sono scoppiata in un pianto tragico, che ha dato ancora più valore al mio già esisteste appellativo.. “lacrime in saccoccia”.Eppure, ho amato questo clown con tutta me stessa. Hans Schnier, un clown che soffre di malinconia e mal di testa. E che è così tanto sensibile da sentire gli odori delle persone con le quali parla per telefono. Che è stato lasciato dalla sua ragazza, Maria. Maria ha preferito il più stabile e cattolico Züpfner, e ha lasciato Hans in uno stato terribile. Chi è stato innamorato alla follia e poi è stato lasciato, capisce di quale condizione soffra questo clown: quando non riesci a fartene una ragione. Quando non riesci a capire e ti sembra impossibile che la persona che hai amato così tanto, e che ti ha così tanto amato, possa riuscire a fare le stesse cose che faceva con te con un’altra persona. Ecco, lui non riesce proprio a farsene una ragione.E la sua carriera non va bene. E gli è rimasto solo un marco in tasca. E.. ecco, ci racconta le sue opinioni. Non vorrei essere semplicistica, ma ne ho trovata una piuttosto omnicomprensiva: “Se la nostra epoca dovesse meritare un nome, dovrebbe chiamarsi l’epoca della prostituzione.” Voi non credete che questa sua affermazione sia davvero universale? Lui è un cinico, molto cinico. Però è anche molto veritiero. E non le manda a dire a nessuno. Non si risparmia con i ricchi capitalisti che più diventano ricchi e più sono avari, con i finti buoni che in fondo sono quelli più cattivi, con gli intellettualoidi, i politicanti di destra e di sinistra, con i cattolici (ce l’ha davvero un sacco con i cattolici. Ma cercate di capirlo, uno gli ha portato via la donna), con i protestanti.Ma è anche tanto romantico e sensibile. Questo personaggio è unico. E non capisco chi, nelle recensioni, dice che Böll scrive con uno stile asciutto. È una bugia. Credetemi. È vero, talvolta le sentenze del clown sono talmente tanto ciniche da sembrare asciutte. Ma io, leggendo questo libro, mi sono più volte ritrovata a pensare che quello che stavo leggendo fosse poesia, poesia pura.Non ci si può non innamorare di lui. Di questo clown che capisce da solo di essere in una condizione grave. Perché è diventato un clown che provoca compassione, pietà. E forse questo significa la fine della sua carriera. O forse no. In fondo questo clown che non è di destra né di sinistra, né cattolico né protestante, è l’unico ad avere coraggio nello smascherare le ipocrisie altrui. E, cosa ancora più meritevole, è l’unico a non essere un ipocrita.
What do You think about The Clown (1994)?
چند هفته ی آخر،مهم ترین تمرینی را که یک دلقک باید انجام دهد، یعنی تمرین حرکات صورت را انجام نداده بودم.دلقکی که اساسا با حرکات صورتش باید تماشاگر را جذب کند، می بایستی سعی کند دائما عضلات صورتش را تمرین دهد. قبلا همیشه پیش از شروع تمرین، مدتی رو به روی آینه می ایستادم و در حالی که زبانم را از دهان خارج میکردم،خودم را از نزدیک نظاره می کردم تا احساس بیگانگی را از بین ببرم و به خودم نزدیک تر شوم.... بعدها دست ازین کار برداشتمو بدون اینکه از عمل خاصی کمک بگیرم ، حدود نيم ساعت در روز به خودم مینگریستم و این کار را آنقدر ادامه میدادم که حضور خودم را نیز از یاد میبردم: از آنجایی که در من تمایلات خودستایی وجود ندارد، بار ها در زندگی ام چیزی نمانده بود که کارم به جنون بکشد.بعد از انجام این تمرین ها خیلی راحت وجود خودم را فراموش میکردم، آینه را برمی گرداندم و اگر بعدا در طول روز به شکل تصادفی خودم را می دیدم، وحشت می کردم: آن کسی را که در آینه میدیدم، مردی غریبه در حمام و یا دستشویی منزل من بود، کسی که نمی دانستم آیا او موجودی جدی است یا مضحک، مردی با بینی دراز و صورتی بسان ارواح-و آن وقت بود که از ترس تا آنجا که توان داشتم با سرعت پیش ماری می رفتم تا خودم را در چشمان او نظاره کنم، تا از واقعیت وجود خویش مطمئن شوم..
—Parya poozesh
هانس دلقکی که در آخرین اجرایش زانویش به شدت آسیب دیده هیچ پول دیگری ندارد. به خانه می آید . مدتی است که ماری همسرش که یک کاتولیک است او را ترک کرده و به ازدواج مردی دیگر در آمده که هانس سال هاست او را می شناسد.هانس معتقد به سیستم تک همسری است و از اینکه ماری را دیگر در کنار خود ندارد بسیار آزرده است!بی پولی و وضع بد جسمانی او را وا می دارد تا نام چند نفر از اقوام و آشنایانش را لیست کند و برای کمک به تک تک آن ها تلفن کند. در حین این تلفن زدن ها او زندگی اش را مرور میکند.از زمان جنگ در آلمان، خانواده اش، آشنایی با ماری، از عقاید مذهبی که به آنها هیچ اهمیتی نمیدهد و خیلی چیزهای دیگر...
—Reyhane
I must take the path I must take.Hans Schnier, the titular character in Heinrich Böll’s ‘The Clown,’ might be the most self-consumed clown I’ve ever met. Not that I’ve met a lot of clowns mind you, because ever since It, clowns really creep me out. Thanks for ruining clowns for me, King; I’ll never be the same again...Hans is more of a Chaplin-type clown, not a silly circus clown. He is an ARTISTE! And he won’t for a minute let you think otherwise. From a very wealthy background, he falls in love with Marie, a girl from a working class family. Marie is a devout Catholic while Hans is not religiously affiliated. Yet she agrees to live with him anyway, despite her misgivings, and accompanies him on his travels as he performs in different cities. When we meet Hans, Maria has just left him; he is drunk, destitute and alone. She has left him a note, and on that note all that is written is, “I must take the path I must take.”What follows Marie’s departure is a vacillation between Schnier’s present state and an examination of his past – his relationships with his family members and his courtship with Marie. While it could be said that this is a love story, it is so much more than that. It’s an examination of religious dogma, German societal mores both during and after WWII, family dynamics, and of course alienation.I found this novel to be engaging, thought provoking, intelligent and heartfelt. Will certainly be reading more Böll in the future...
—Jenn(ifer)