Tanto per aggiungere un altro tassellino alla mia avanscoperta noir prendo la tutto sommato saggia decisione di stoppare il mio momento di sguazzamento oltreoceano e anziché essere in perenne apertura esterofila.. gettare giusto un'occhiata a chi mi sta dietro casa, tipo Massimo Carlotto. E devo dire che una volta saggiata l'erba del vicino debbo dire che non c'ha nulla da invidiare alla grande produzione americana.Leggo le opinioni riportate sul retro della copertina, dove Edmondo Dietrich - complimenti per il nome - dice "E' un noir di puro stampo americano per la freddezza di molte scene, per la travolgente rapidità con la quale si svolgono le azioni, per la truculenza della storia."Sì, direi che il paragone è azzeccato, anche se a quel "puro stampo americano" io ribatterei che rivendica nel suo genere e a suo modo un'appartenenza italiana, invece. Di sicuro la parola chiave è essenzialità: Carlotto si muove per grandi pennellate su una tela volutamente dalle dimensioni ristrette. 174 pagine, sembra quasi che non ci sia tempo per soffermarsi su descrizioni dettagliate di un istante, ma il ritmo è quello di un incurante treno in corsa. Come in molti hard-boiled è importante l'azione, la scalata di Giorgio Pellegrini - simboleggiata da capitoli il cui titolo è dedicato alla donna del momento, a volte partner, a volte no, che in qualche modo gli regge i piedi mentre si erge nei suoi obiettivi - è il motore e il focus difficilmente si discosta da esso, se non per tratteggiare in poche righe una situazione transitoria, che da uno sfondo reale alla vicenda. E reale, infatti, realistico è tutto il quadro dipinto dai tratti duri ed essenziali di Carlotto: qui per me c'è una sorta di ramo italiano, una rivendicazione che si mette in luce anche come punto a favore rispetto al continuo paragone americano - che assomiglia quasi ad una bocca divoratrice -. Rispetto alle vicende dal carattere privato di James Cain ad esempio, forse anche più incollato alla fiction piuttosto che ad una rappresentazione desiderosa della realtà sociale (secondo me); il ramo italiano invece ha sempre vantato nei periodi d'oro una grande adesione alla realtà, spoglia di qualsiasi merletto patinato che invece ora lo sta soffocando nelle grandi distribuzioni (retorica vuota, storie inverosimili, personaggi forzatamente assurdi, che tentano quasi di avvicinare il lettore speciale ammiccando ma ottengono solamente l'effetto di estraniarlo). Sì, è vero, la grande cinematografia italiana risulterebbe noiosa ad uno spettatore contemporaneo da pop-corn ad esempio: non abbiamo una megalomane spettacolarità, ma siamo dei bravi osservatori e spesso fortunatamente abbiamo dimostrato di avere la giusta mano ferma per tracciare senza giri di parole quello che c'era intorno a noi, nei momenti di povertà la classe povera, e ancora oggi ci riscattiamo quasi in sordina con la criminalità e le storie legate alla mafia etc. E Arrivederci amore, ciao parla di criminali con quell'atteggiamento del "non criticare, mostra direttamente e loro capiranno ancora meglio di che sto parlando", e questo criminale in particolare, questo Giorgio Pellegrini, sì: è un cattivo fatto e finito, non possiede giustificabili e profonde motivazioni dietro i suoi comportamento se non la smania di raggiungere un certo livello, di stare fra i "vincenti", ed è indifferente alla sua stessa malvagità, a cui dedica giusto una considerazione di poche righe, tra l'altro distratte. Lo so, una critica è stata sui personaggi che non hanno sfumature su sfumature, essendo figli delle già citate pennellate quasi a schizzo determinato di Carlotto, hanno un loro contorno che non fa eco, non s'attorciglia, non ci sono le classiche "luci e ombre". Non è un romanzo psicologico: non siamo davanti ad uno Sconosciuti in treno dove quasi tutto si basava sul conflitto interiore, ma come già detto questo è un noir hard-boiled dove è comune avere altri scopi piuttosto che la ricca descrizione dell'interiorità dei propri personaggi, che per l'occorrenza incarnano poche ed essenziali - guarda caso - caratteristiche. In realtà posso presumere che vada pure bene così, se il nostro Giorgio Pellegrini avesse avuto una ricca vita interiore da trasmettere al suo lettore non so se sarebbe stato ugualmente infame. Dopotutto, una volta che la manovella del cervello s'aziona e macina macina inevitabilmente uno si fa domande e si discosta da certe azioni, quasi per scrupolo. Il fatto che sia così cattivo per me non è inverosimile, a detta invece di altri, anzi, non stento a credere che certi pezzi di cacca popolino prosperosamente la malavita italiana e anche i piani alti corrotti; e questo secondo me Carlotto te lo fa pensare volontariamente. E' proprio qui che si riscatta con quella sorta di realismo italiano che gli da uno certo smalto se messo a confronto con i suoi simili nel genere. Pellegrini e i personaggi che popolano la sua storia sanno incarnare efficentemente i loro tratti assegnati, non ho sentito la necessità che fossero di più, ho pensato che semplicemente stessero bene nel quadro generale e negli obiettivi a zoom alto dell'autore. Tutte le carte ci sono: ho trovato adeguati i personaggi, lo sfondo narrativo dalla resa realistica, e il motore principale dell'azione mi ha avvinta: direi che con quest'ultimo punto già di per sé lo scopo era raggiunto, e la denuncia sociale dietro "l'artficio della ficiton" per me è talmente evidente e diretta che di certo innalza una lettura di ipotetico e unico intrattenimento. Il mio vicino di casa dall'erba rigogliosa m'è piaciuto, conto di fargli visita in futuro: lo aggiungerò a una collezione promettente di "esempi per un riscatto della letteratura italiana degli ultimi anni". (Si sa che questi non vanno cercati negli strombazzati Mondadori da venti euro, bisogna andare nelle strade di nicchia, vero? Alla faccia della giusta promozione della cultura nostrana..!)
The Goodbye Kiss is, as one review says, ‘lean, mean and violent’; Italian noir at its darkest, placing the reader in the mind of criminal who’s prepared to do anything to get by. Pellegrini is a well formed character who is frighteningly believable, his thoughts and actions seemingly rationale and logical. He uses intimidation, manipulation and violence in a pre-meditated, calculated way to exert his will, yet he also understands his place in the wider criminal system and how to respect and work that system. Some of his actions are stomach churning and it is difficult to warm to the main character, but that is clearly the point. Criminals like Pellegrini are repulsive and, for many people, unfathomable, and Carlotto provides a window into their world. The book is written in a lucid, engaging, economic prose that keeps the pages turning, and the story is well structured and plotted, with just the right amount of backstory to give credibility. The book is short at 144 pages; and for me slightly too short. I was somewhat surprised when I turned a page to find it was the final one, with an ending I wasn’t expecting and found unsettling (I’d discuss this more, but it’s impossible without giving spoilers). Overall, well written and paced novel, that's a rewarding and disturbing read.
What do You think about The Goodbye Kiss (2006)?
s��, insomma, questa nordest connection non mi ha convinta pi�� di tanto. per una volta il film prende il meglio del libro e butta via tutto il superfluo, riuscendo a tirarne fuori una storia accattivante. nel libro �� tutto troppo: troppo delinquente, troppo cattivo, troppo fortunato, troppo bello. e poi, sembra che carlotto abbia un po' la fissa dei ristoranti: in questo romanzo il protagonista cerca con l'avviamento di un ristorante di lusso non solo il posto dove investire i propri guadagni illeciti, ma anche una sorta di rivalsa sociale, mentre in mi fido di te il ristorante del personaggio principale �� solo una copertura per i suoi loschi traffici. insomma, che tutta la delinquenza d'italia cominci e finisca a tavola?
—Piperitapitta
I'm upgrading this book to four stars. Still thinking about it a year after reading it.A bleak and nasty dose of Mediterranean noir. I think Carlotto may be making some broader statements about the trajectory of modern Italy - left-wing idealism that devolved first into violence of its own making, then general criminality and corruption, overlaid with a justice system that forces individuals who would come clean into a labyrinth marked by further depravity at each twist and turn. My only problem with the novel is that Pellegrini, the narrator, is so clearly a psychopath that it is hard to view his blood spattered path to rehabilitation as anything more than the product of his personality disorder. Of course, Carlotto may be highlighting a dark irony - among people with a criminal past, only a psychopath can successfully emerge from the labyrinth and find "respectability" in society. In any event, a compelling read.
—Ramsey
Carlotto, Massimo. THE GOODBYE KISS. (2000; US-2006). ****. Again, another new author for me. Carlotto was born in Padua and now lives in Cagliari. He is one of Italy’s most popular authors and a proponent of Medeterranian noir. He has been compared favorably with many of the most important American hardboiled crime writers. Several of his novels have been made into highly acclaimed films. In this novel we are introduced to Georgio Pellegrini. He is wanted in Italy for a series of crimes linked to political extremism. He has been hiding out in Central America where he has been lending a hand, half-heartedly, to a group of left-wing militants engaged in a bloody civil war. When he is asked to assasinate a fellow Italian, he does so, but gives up on the demented cause. After swiping a passport, he moves back to Italy. Once there, he manages to make contact with one of his previous croneys and arrange that one of his former associates, now serving life imprisonment, confess to the crime that he was accused and convicted of prior to his emigration. He still has to serve some time, though, and meets up with a corrupt policeman who holds him hostage over his prior life. Once released from jail, Pellegrini has no money and no friends. A former associate brings him in on a job – an armored car robbery. He can’t do it alone – nor can he trust his associate – so he has to bring in other professionals to work with him. Pellegrini is essentially scum, so he can only deal with other scum. Nobody trusts anybody in this tale. The plan is to use these other men as he needs them, and, then, to dispose of them once the money is in his hands. Lots of bodies ensue. Pellegrini is essentially without morals and only knows how to deal with people of like mindedness. Violence is rife throughout the story. He takes up with women along the way, but only in ways that debase them and satisfies him in some twisted way. There is no redeeming values in Pellegrini’s world. We are dealing here with bad men and worse men. At the other end of his world, we are dealing with bad cops and worse cops. It is a bleak world in Carlotto’s Italy, and this novel shows it up. If I had to put this author in a class, I’d have to say that Carlotto is Italy’s answer to Ireland’s Bruen. Recommended.
—Tony