Non ti muovere sono le tre parole in preghiera che gli amanti si rivolgono quando rifuggono il mondo e vogliono egoisticamente avvilupparsi tra sé, e tutto il resto fuori.Non ti muovere sono le tre parole in preghiera che un padre disperato rivolge all’anima della figlia adolescente che non ha allacciato bene il casco prima di salire sullo scooter che guiderà sulla strada bagnata e pericolosamente scivolosa.E se prendete queste due preghiere e le intrecciate come i fili di una treccia otterrete la storia struggente che Margaret Mazzantini ha messo in piedi con maestria, un tocco magico delle parole, dure quando si parla di sesso, forti quando si parla di amore, e dolci, incredibilmente dolci e profonde, quando si tratta di paura paterna.Ho comprato questo libro barattandolo con un Camilleri di troppo inviato da quei demoni malvagi di mondolibri e aggiungendo 1€ in un’edicola poco in vista in cui giganteggia la scritta ‘Qui abbracci gratis’ .Ho comprato per 1€ la storia di Timoteo e Italia, munita del mio obolo sacrificale sono scesa nell’Inferno delle emozioni sature di un chirurgo in vista e della sua donna dei sobborghi che puzza di povero e che sa di amore.Non c’è un principe, e nessuna carrozza di mezzanotte, Italia è una donna dei bassifondi, destinata a rimanerlo, la cui casa con le pareti che tremano ospita Timoteo, talvolta sprezzante, ma oscuramente e inesorabilmente innamorato di questa donna che cucina il sugo con i pomodori raccolti dal suo stesso orto, veste abiti stravaganti e ha smesso di chiedere alla vita.L’amore nato dalla violenza di un uomo che ha represso di fronte ad una madre stizzita, di fronte ad una moglie borghese, l’istinto animale che lo prevarica sino a fare di Italia la sua puttana, ma infine il suo angelo dell’amore, destinato a salvarlo ed ucciderlo insieme.Un uomo con la fede al dito, senza fede nel letto e fuori nei confronti di una moglie quasi altezzosa, distante, lontana, bella, ma quasi finta al confronto della verità delle parole di Italia, delle sue poche pretese.Lasciarsi, riprendersi, i ritorni e i distacchi poi, la paura di amare, ma ancor più la paura di perdere, tradire per non tradire se stessi, i veri e propri desideri, trovare il coraggio, ma perdere la volontà della vita di assecondare chi è stato troppo codardo e adesso brandisce la spada di un guerriero perdente.E poi, scavare una fossa di una terra sconosciuta e depositarvi gli ultimi resti di una storia sbagliata, questo fa Timoteo che decide di riportare alla luce quanto nascosto quando Angela, la figlia nata dall’aborto di un figlio maschio di un’altra donna più amata, subisce un’operazione che la tiene in bilico tra la vita e la morte, tra restare e andarsene. Non ti muovere, Angela. Resta qui. Lascia che almeno a te Timoteo possa raccontare la storia di un amore vile come un coniglio, bastardo e senza gloria, ma talmente innamorato che non si può fare che giustificarlo, perché l’amore passa sopra ogni cosa e col suo passo distrugge tutto il resto. Manda tutto in frantumi.Lascia Angela, che mentre stai distesa sotto i ferri, la voce narrante comprata ad 1€ mi tocchi profondamente, spingendomi a chiedere, a rispondere, a lacrimare, a pensare quant è sbagliato, e in fondo quanto è giusto. Vivere, amare e morire.E mentre leggo, scorgo qualche piega del precedente lettore, le classiche orecchie che io non farei mai, due, tre forse, a scandire il ritmo di un lettore, o i di una lettrice che ha letto in fretta come me, cento pagine alla volta, magari cento per giorno, in fretta come me, e che infine ha barattato la storia.Così che io ho potuto comprare, a 1€, la storia di Italia e Timoteo, di Timoteo e Angela, di quei due amori che si guardano cagneschi, che si comprendono, che si sostituiscono, l’amore per un’amante lontana e per una figlia in procinto di morire. Tutto il resto è al margine. Tutto il resto può anche spiccare il volo, e andare via. Ma tu Italia, non ti muovere. Tu Angela, non ti muovere.Tu, mia bellissima storia ottenuta in cambio per una moneta, non ti muovere. Rimanimi dentro, dove solo le cose belle e dolorose insieme possono restare.
What do You think about Don't Move (2005)?
Loitering aimlessly in the library it was the catchy title of this book that made me picked it up. I didnt expect much out of it since it was pretty much unheard of. It was easy to read and halfway through, I finally couldn't help but question why hasn't this novel won any awards or at least none that I heard of. I returned to the cover page only to realize it was an international bestseller and was awarded the highest literary prize in Italy. Its 2 months since I read it but felt like it was yesterday when Timoteo's story unfold under my breath. Some lines, in particular, stick to your mind.
—Jane
Questo romanzo l'ho finito nel 2005, ma solo qualche giorno fa ho visto anche il film che ne è stato tratto dal marito della Mazzantini, Sergio Castellitto. La storia è alquanto improbabile, a mio modesto avviso, ma non priva di meriti. Alcuni passaggi annoiano e vi è una tendenza eccessiva alla "drammatizzazione" degli eventi e delle reazioni dei personaggi che, da buona "nordica", apprezzo poco. Tuttavia, in linea generale, lo si legge con piacere, perchè, benchè la scrittura non sia particolarmente originale, è comunque curata e l'autrice tenta, mi sembra con onestà, di scavare e delineare la complicata situazione psicologica dei personaggi, che si ritrovano a vivere una condizione di fortissimo disagio. Il film ricalca fedelmente il libro, al punto che vi ritroviamo le stesse identiche frasi. Una nota di merito va, secondo me, a Penélope Cruz, che ho trovato davvero brava nel rendere la figura di Italia, anche in considerazione del fatto che recitava in una lingua, l'italiano, che non è la sua. Non lo consiglio, nè lo sconsiglio. Semplicemente, se vi capita, potete leggere il primo e guardare il secondo senza che sia una perdita di tempo.
—Arwen56
L'unica cosa che la salva è che scrive bene .Per il resto le sue storie sono un insieme strappalacrime di disgrazie e luoghi comuni.E' troppo facile far piangere:scrive di tutte le cose brutte di cui abbiamo paura, di tutti i dispiaceri che prima o poi ognuno di noi passa,di tutti gli orrori che possono accadere. Ricordo due frasi un pò banali ma che mi sono piaciute lo stesso: -non so dove vanno le persone che muoiono,ma so dove restano. -La amo come non ho mai amato nessuno.La amo come un mendicante,come un lupo,come un ramo di ortica.La amo come un taglio nel vetro.La amo perchè non amo che lei,le sue ossa,il suo odore. Non so...questo tipo di libro non mi entra dentro..fa leva su emozioni troppo facili da smuovere.Mi fa piangere come una pazza ma non mi fa riflettere.E dopo che ho pianto non mi è restato dentro niente di nuovo da quello che già avevo, perchè ha parlato solo di cose che ognuno di noi già sa.Ecco, forse è questo il punto:i suoi libri ci piacciono perchè sono banali,perchè non ci portano mai lontano da ciò che siamo e che sappiamo già di essere. E allora non mi piacciono più, perchè uno scrittore non ci deve far piacere la banalità,ma ci deve scuotere con idee e pensieri che escono fuori dai nostri schemi e ci deve far pensare ,nel bene o nel male, ma pensare.
—Giovanna